Ricercatori delle università di Milano e Verona, aiutati da un gruppo di esperti e degustatori amatoriali di vini, si sono concentrati sulle qualità sensoriali ed organolettiche di vini prodotti con metodo biologico e non. Il loro studio si è focalizzato sul Sangiovese di Romagna, in quanto vino italiano più diffuso e consumato.
I vini utilizzati provenivano da due aziende agricole vicine, dalle stesse annate (2007 e 2008) e dallo stesso metodo di vinificazione, garantito dalla certificazione DOP. La sola differenza tra le aziende fornitrici era la pratica agronomica; infatti, una utilizzava il metodo biologico e l’altra convenzionale. Successivamente all’analisi organolettica, il gruppo di degustatori amatoriale è stato sottoposto ad un questionario sulla loro attitudine al consumo di vino.
I risultati della degustazione ‘al buio’, hanno mostrato che il vino biologico e convenzionale del 2007 erano organoletticamente differenti in relazione al gusto; infatti, il vino biologico si è mostrato più aspro ma meno amaro della controparte convenzionale. Invece, per l’annata 2008 si è registrata una differenza sensibile solo per la maggiore asprezza del vino biologico. Chiaramente, un limite di questo lavoro è l’utilizzo di sole due annate di vino prodotto dalla stessa varietà d’uva e, pertanto, ulteriori indagini potrebbero portare a risultati differenti ed a differenziare organoletticamente le due produzioni.
Particolarmente interessante, è il risultato del questionario, dal quale risulta evidente che la maggior parte dei degustatori amatoriali, i quali comprano in media 2 o 3 bottiglie di vino al mese, ha dichiarato che pagherebbe di più per una bottiglia di vino biologico, rispetto ad una convenzionale.
Questo risultato, tra l’altro, è in linea con la maggior parte dei sondaggi analoghi effettuati nei paesi occidentali. Da essi emerge che la ragione di questa propensione verso il biologico è da attribuire non solo alla naturale attenzione del consumatore alla salute e all’ambiente, ma anche alla volontà di aiutare i produttori più sensibili a queste innovazioni e favorire la sostenibilità delle produzioni. Pertanto, la produzione vitivinicola biologica sembra avere delle buone prospettive future di mercato.
(fonte: Newsletter CCPB)