Il webinar dal titolo “Impacts of the New EU Organic Regulation on Smallholder Value Chains” , promosso da IFOAM – Organics International in collaborazione con l’istituto svizzero FiBL, è stato organizzato per approfondire l’impatto della nuova regolamentazione biologica dell’Unione Europea (Regolamento (UE) 2018/848) sulle filiere dei piccoli produttori nei Paesi terzi.
A illustrare i risultati dell’approfondito studio condotto da FiBL è stata Florentine Meinshausen, esperta dell’istituto svizzero, che ha presentato dati e testimonianze raccolti a livello globale attraverso survey, interviste e casi studio, tra cui uno specifico sulla Repubblica Dominicana.
A partire dal 1° gennaio 2025, l’UE ha definitivamente abbandonato il sistema di equivalenza per le importazioni biologiche, introducendo un sistema di conformità che impone l’adeguamento totale alla normativa europea. Questo passaggio rappresenta un cambiamento radicale, soprattutto per i circa 2000 gruppi di produttori certificati attualmente per il mercato UE, che dovranno rivedere la propria organizzazione interna per non perdere la certificazione biologica.
Secondo quanto emerso dalla presentazione, solo il 30% dei gruppi di produttori sarà in grado di mantenere l’attuale assetto senza modifiche sostanziali. Il restante 70% dovrà intervenire su struttura legale, sistema di controllo interno e composizione del gruppo (che dovrà includere solo membri con aziende inferiori a 5 ettari o con fatturato bio annuo sotto i 25.000 euro). Il limite massimo di membri per gruppo sarà inoltre fissato a 2000.
I nuovi obblighi includono ispezioni più frequenti, maggiori campionamenti, misure precauzionali più stringenti e restrizioni sull’uso di sostanze non autorizzate. Tra i prodotti maggiormente coinvolti: caffè, cacao, riso, spezie, cocco, sesamo, banane, mango, miele e altri alimenti chiave per le filiere bio europee.
L’adeguamento si prevede costoso e complesso. I dati raccolti da FiBL indicano un aumento medio dei costi complessivi (interni ed esterni) pari al 50%. Questo potrebbe portare molte organizzazioni, specie quelle con volumi ridotti verso l’UE, a rinunciare alla certificazione biologica.
Il rischio concreto è una riduzione dell’offerta di prodotti biologici nel mercato europeo nel corso del 2025, soprattutto se i gruppi non completeranno il percorso di adeguamento entro ottobre, termine ultimo della deroga che consente l’importazione con certificazione equivalente.
IFOAM e FiBL sottolineano l’urgenza di supporti tecnici e legali mirati, e invitano gli attori della filiera a condividere oneri e responsabilità con i produttori, per salvaguardare le filiere e garantire l’integrità del biologico a livello globale.
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Chiara Brandi