Unire la solidità della certificazione alla misurabilità delle performance ESG. È questa la sfida di #openSIroad, il nuovo standard per la sostenibilità integrata promosso da ICEA – Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, presentato nei giorni scorsi a Ecomondo durante il convegno “OpenSIroad – La nuova via per la sostenibilità integrata”.
Il progetto nasce dall’incontro tra #OpenSustainability, la visione sistemica di ICEA che mette in dialogo food e non food, e SI Rating®, la metodologia scientifica di valutazione ESG sviluppata da ARB SB in collaborazione con il Sustainability Accounting Standards Board (SASB), riferimento mondiale per la materialità finanziaria.
Un approccio aperto, scientifico e circolare
Ad aprire i lavori è stato Giuliano D’Antonio, membro del CdA di ICEA, che ha definito la sostenibilità come “una sinergia di sviluppo” e ha ricordato come la missione dell’ente sia da sempre fondata sulla coerenza tra valori e pratiche, oggi più che mai necessaria per guidare la transizione.
Mariano Serratore, direttore tecnico di ICEA, ha poi illustrato la genesi del progetto Open Sustainability e la filosofia che lo ha ispirato: “ICEA è un facilitatore di dialogo tra settori diversi – ha spiegato – perché la sostenibilità non può essere compartimentata. Food e non food sono mondi che si intrecciano: pensiamo alla biodiversità, alla bioeconomia, alla circolarità dei processi produttivi e delle certificazioni”.
Da questo approccio integrato è nato il concetto di OpenSIroad, una piattaforma che fonde i principi di circolarità, misurabilità e responsabilità sociale, con una metodologia che unisce valutazioni ESG, indicatori di biodiversità, carbon footprint e water footprint.
Misurare per migliorare
Nel suo intervento, Ada Rosa Balzan, fondatrice e presidente di ARB SB, ha sottolineato la rilevanza strategica del nuovo standard, ricordando come la sostenibilità resti un tema centrale nel dibattito europeo, nonostante i tentativi di rallentarne l’attuazione. “Il recente stop del Parlamento europeo al pacchetto Omnibus – ha affermato – dimostra che il confronto è ancora aperto e che la sostenibilità resta parte integrante delle politiche europee”.
Balzan ha ricordato che OpenSIroad offre un metodo scientifico di valutazione dell’impatto e consente di affrontare temi cruciali come le compensazioni delle emissioni con criteri verificabili e non su dichiarazioni di principio. “Solo ciò che si misura può essere migliorato – ha ricordato – e per questo è fondamentale disporre di strumenti che diano trasparenza e credibilità alle azioni di sostenibilità delle imprese”.
Un ulteriore punto di forza del nuovo standard è l’allineamento alle linee guida della Banca Centrale Europea per la valutazione del merito creditizio ESG (operative dal 2026) e alla nuova ISO 9001, che dal 2026 integrerà la sostenibilità tra i requisiti fondamentali dell’analisi di contesto aziendale.
Dalla teoria alla pratica: le tre testimonianze
La seconda parte dell’incontro ha dato voce alle aziende che hanno partecipato alla fase pilota del progetto, sperimentando il nuovo standard nei propri contesti.
Per GS Sistemi, azienda toscana specializzata in soluzioni IT, Clarissa Marchetti ha evidenziato i vantaggi reputazionali ottenuti: “Il percorso con OpenSIroad ci ha permesso di comunicare in modo più efficace ai clienti il nostro impegno in materia di responsabilità sociale e ambientale. La valutazione scientifica e indipendente delle performance ESG rappresenta oggi un vero valore competitivo”.
Valeria Ghezzi, dell’Hotel Raffaello di Milano, ha ricordato che “la sostenibilità è prima di tutto cultura”, un processo che parte dalle persone e si costruisce giorno per giorno. “Il cambiamento più difficile – ha spiegato – è quello interno: far comprendere a tutto il personale che la sostenibilità non è un obbligo, ma un’opportunità. La tecnologia gioca un ruolo fondamentale, perché ci aiuta a ridurre tempi e sprechi, ottimizzando l’uso dell’energia”.
A chiudere il panel è stato Rossano Razzoli del Consorzio Stazione Invernale del Cimone, che ha posto l’accento sulla responsabilità collettiva verso il territorio. “Il nostro consorzio genera indotto e occupazione – ha detto – e questo comporta una responsabilità verso le generazioni presenti e future. Il percorso OpenSIroad ci ha aiutato a riconoscere e valorizzare azioni di sostenibilità che già mettevamo in pratica, ma di cui non avevamo piena consapevolezza. E ci ha ricordato che sostenibilità e sicurezza devono avere lo stesso peso”.
Al termine degli interventi, Paolo Lumaca, presidente di ICEA, ha consegnato le certificazioni #openSIroad alle tre realtà pilota, a riconoscimento del loro impegno concreto verso un modello di sostenibilità integrata e valutabile.
Un modello aperto per un futuro misurabile
La giornata ha mostrato come #openSIroad rappresenti molto più di una nuova certificazione: è uno standard aperto, modulare e adattabile a qualsiasi settore, in grado di valorizzare le certificazioni esistenti e trasformarle in strategie quantificabili e dimostrabili.
Tra le parole chiave emerse durante il confronto: biodiversità, cultura, responsabilità, misurabilità, sinergia, circolarità. Concetti che sintetizzano l’anima del progetto e il suo potenziale nel coniugare rigore tecnico e visione etica.
“Con #openSIroad – ha concluso Serratore – ICEA vuole rendere la sostenibilità non solo dichiarata, ma verificabile, competitiva e generatrice di valore.”
Chiara Brandi
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