Le alluvioni che hanno colpito prima le Cinque Terre e poi Genova hanno cause che chiamano in campo sia il cambiamento climatico sia la gestione del territorio e il conseguente dissesto idro-geologico.
Greenpeace ritiene che eventi atmosferici estremi come quelli di queste settimane saranno purtroppo sempre più frequenti e violenti se non si inverte presto la rotta in materia di emissioni di gas serra. Da un studio pubblicato lo scorso febbraio sulla rivista americana ‘Nature’ risulta che le emissioni di gas a effetto serra abbiano contribuito all’aumento delle precipitazioni estreme nei due terzi dei casi relativi all’emisfero nord.
Negli ultimi sei anni, secondo dati del gruppo Munich RE, i danni dovuti a eventi meteo estremi, a livello mondiale, sono costati tra i 50 e i 100 miliardi di dollari l’anno; mentre i morti causati da questi eventi vanno da ottomila (2009) fino a ottantamila (2008).
‘Chiamare in causa i cambiamenti climatici, anche in circostanze dolorose come questa di Genova, non significa maledire il cielo – ha detto Andrea Boraschi di Greenpeace Italia -. Ci sono responsabilità che la politica e l’industria, in particolare quella energetica, devono assumersi per garantire un futuro dove a farla da padrone non sia il caos climatico. Purtroppo l’Italia gioca costantemente una partita di retroguardia nel contrasto ai cambiamenti climatici, anche in sede europea dove l’indifferenza della nostra classe politica a questi problemi è risaputa’. Greenpeace chiede al governo italiano di sostenere, nei prossimi negoziati di Durban sul protocollo di Kyoto, la necessità di nuovi stringenti accordi internazionali per la salvaguardia del clima; e chiede la dismissione degli impianti di produzione termoelettrica basati sulle fonti fossili e investimenti in fonti rinnovabili ed efficienza energetica.
Chiaro il richiamo al dissesto idro-geologico di Gian Vito Graziano, presidente nazionale dei geologi: ‘L’autunno è iniziato con i tragici eventi alluvionali del salernitano, di Roma, ancora della Campania, della Liguria, della Toscana e nuovamente in Liguria . Nell’arco di 20 giorni abbiamo avuto frane, alluvioni, morti, centinaia di sfollati e danni per milioni di euro. C’è bisogno urgente di pianificare con la natura e non contro la natura. Questo è l’accorato appello che arriva dai geologi italiani a tutta la classe dirigente. I bollettini meteo ormai in Italia sono diventati bollettini di guerra. Dobbiamo essere pronti a combattere contro il nemico che è il dissesto idrogeologico. Non bisogna perdere più tempo’.
Effetti collaterali pesanti, provocati dalle alluvioni, sulle attività economiche delle zone colpite. Tra Liguria e Lunigiana è crollata l’attività degli agri-turismo e ci sono gravi danni alle attività agricole.
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