Tom Fusato (nella foto), direttore commerciale di Brio, risponde ad alcune domande sull’ortofrutta biologica.
– Il comparto del biologico sta seguendo ormai da tempo un trend positivo, con consumi in crescita nell’ordine del 20% annuo. Se si prende in considerazione il solo segmento dell’ortofrutta bio però si nota che l’aumento, seppur costante nel tempo, è molto più modesto (attorno al 2-3% all’anno). Da esperto del settore come spiega questa crescita a due velocità?
‘Credo che sostanzialmente il motivo sia riconducibile ad un problema di ‘spazio occupato’ sugli scaffali della distribuzione e quindi di reperibilità del prodotto. Mi spiego meglio. I prodotti biologici secchi sono facilmente reperibili con un buon assortimento di articoli anche in superfici distributive medio-piccole. La ragione è semplice: la domanda è elevata e la distribuzione investe molto per soddisfare la richiesta del consumatore.
Nel caso dell’ortofrutta fresca, invece, esistono oggettive difficoltà di tipo logistico-organizzative legate all’elevata deperibilità del prodotto. La distribuzione si trova infatti a dover sostenere maggiori costi rispetto all’acquisto di ortofrutta convenzionale a fronte dello stesso rischio di perdita; dunque preferisce ridurre le referenze nel reparto ortofrutta proponendo solo limitate categorie e condizionando suo malgrado la possibilità di crescita del comparto’.
– Nonostante il problema di ‘spazio in scaffale’ di cui parlava poco fa, l’ortofrutta biologica è comunque in crescita in un comparto, quello ortofrutticolo in generale, che da tempo registra ‘alti e bassi’ in termini di consumi. Come lo spiega?
‘Il messaggio intrinseco alla scelta di un qualsiasi prodotto biologico è chiaro: si tratta di un acquisto sano, pulito e buono. E questo è un concetto che è passato al consumatore, che dunque è disposto a pagare un po’ di più per un prodotto di maggiore qualità. È quello che in economia viene definito Value For Money. Credo sia semplicemente questo il motivo per il quale l’ortofrutta biologica cresce di più rispetto a quella tradizionale’.
– Come direttore commerciale di Brio può anticiparci qualche novità in vista per il prossimo futuro?
‘Dopo quella dello scorso anno che ci ha visto protagonisti dell’aggregazione con il gruppo Alegra-Agrintesa-Conerpo tra i progetti c’è sicuramente quello di sostenere la crescita dei nostri marchi. L’intenzione è dunque ampliare la gamma dei prodotti Alce Nero, con nuove referenze di alta qualità prodotte dai nostri soci agricoltori, che puntano sul binomio biologico-gusto. Stiamo ancora lavorando su questo e non abbiamo ancora chiaro quali saranno le prime referenze ad entrare in vendita, ma via via che otterremo un risultato per noi soddisfacente alla produzione lo inseriremo in assortimento’. (c.b.)