La produzione di fragola in coltura protetta rappresenta un target importante per molte aziende agricole del Sud Italia. Considerate le difficoltà di gestione agronomica di questa coltura durante tutto il suo ciclo produttivo – per lo più legate agli stress ambientali a cui può essere soggetta, attacchi di natura entomologica e patologica – si è venuto a creare un settore limitato di produttori e realtà agricole che hanno questa destinazione produttiva.
Il bacino territoriale dell’Italia Meridionale – l’ agro-casertano, la Piana di Policoro, Piana del Sele e territori della Calabria – grazie alla diversità di gradienti termici, micro-climi, ventilazione, umidità, diversità di suoli ha permesso la nascita di diverse realtà aziendali destinate alla coltivazione di fragole in coltura protetta. Alcuni coltivatori che un tempo producevano fragola in convenzionale, di conseguenza, hanno cominciato a convertire i loro impianti al fine di poter ottenere un prodotto dalla maggiore valenza in termini di abbattimento dei residui chimici ed anche notevoli incrementi dei prezzi di mercato, sia per il mondo del fresco che dell’industria.
“L’essere in linea con le tematiche ed i requisiti di sostenibilità – ha osservato Andrea Moretti, agronomo esperto in baby food – ha permesso a molte aziende di poter scalare specifici canali di mercato ed entrare nei programmi di certificazione e fornitura di importanti gruppi industriali produttori di preparati per l’infanzia, biologici ed a residuo zero”.
Tutto ciò ha rappresentato un grosso salto di qualità e di trend di ricavi.
“Sotto il profilo agronomico e delle tecniche di coltivazione, lo step più importante è la scelta delle varietà da coltivare, affidata a vivai specializzati che consegneranno le piantine pronte da trapiantare in serra. Le varietà che vanno per la maggiore sono diverse, tra cui possiamo ricordare Sabrina e Melissa. Da un punto di vista della gestione delle piante, ragionando in un contesto di agricoltura bio e volta a produzioni destinate al baby food, per combattere le principali avversità fungine, tra tutte la botrite, spesso dovute al ristagno dell’umidità, si cerca di gestire bene gli spazi in serra, garantire un buon arieggiamento in specifiche fasi della giornata ed utilizzare prodotti a base di zolfo come applicazione di copertura. Sul piano della prevenzione degli attacchi di natura entomologica, per la lotta al ragnetto rosso viene impiegato il Phytoseiulus persimilis, mentre contro i tripidi viene utilizzato l’Orius laevigatus, nel pieno rispetto dei criteri della lotta biologica. Per favorire la proliferazione degli insetti utili, vicino i perimetri degli appezzamenti si lascia un piccolo spazio di vegetazione spontanea, importante per favorire i cicli biologici di riproduzione degli antagonisti naturali”. Ha concluso Moretti sotto un profilo strettamente tecnico.
Maria Ida Settembrino