Federbio sul regolamento europeo: più ombre che luci

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Pubblicato in bozza per la prima volta nel marzo 2014 – a solo pochi anni dall’integrazione del Regolamento CE 834/2007 – dopo 42 mesi è stata raggiunta in giugno una fragilissima intesa (17 Stati a favore, 11 contrari) sul nuovo regolamento Europeo sul Biologico, che lascia interrogativi. Ampiamente criticato perché poco ambizioso e incapace di supportare lo sviluppo del comparto, il nuovo regolamento e il futuro della politica europea sul biologico sono stati i temi al centro del Convegno di apertura del SANA (Bologna, 8-11 settembre 2017), organizzato da BolognaFiere e FederBio, a cui hanno partecipato rappresentanti del comparto e della politica a livello comunitario.

La sensazione di aver perso una grande occasione per sostenere la crescita dell’intero settore è stata espressa in modo unanime da Francia, per voce di Fiona Marty, responsabile affari europei della Fédération Nationale d’Agriculture Biologique (FNAB); Germania, attraverso l’intervento di Antje Kölling, responsabile politiche e relazioni esterne di Demeter; Olanda, rappresentata all’incontro da Miriam Van Bree, responsabile politiche di interesse comune e del dipartimento Knowledge Projects, Bionext; e da IFOAM (Federazione Internazionale dei Movimenti per l’Agricoltura Biologica), grazie ai preziosi interventi del direttore Eduardo Cuoco e del regulation coordinator Emanuele Busacca.

Delusione che non si traduce nella speranza di veder fallire l’approvazione definitiva del regolamento in Consiglio Europeo, nonostante – come più volte sottolineato – si preveda un processo di integrazione lungo e combattuto, nell’intento di revisionare le molte pecche sottolineate dai relatori.

Proprio a causa dei numerosi vizi del testo approvato, nel suo intervento da Bruxelles Paolo De Castro, vice presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, non ha nascosto le sue perplessità nel proseguire lungo la strada intrapresa. ‘L’accordo non ci soddisfa per nulla – dice chiaramente De Castro -, ad oggi non è nemmeno certo che la Commissione Agricoltura formuli un voto positivo per l’approvazione finale. Tra i parlamentari a Bruxelles è tangibile un malessere diffuso rispetto al testo in oggetto. Nella proposta iniziale, accolta positivamente anche dall’allora commissario Dacian Ciolos, erano presenti alcuni passaggi importanti in termini di garanzie verso i consumatori e nell’ottica di un maggior rigore della produzione biologica. Questi aspetti però sono andati persi. Oggi abbiamo una proposta che peggiora la normativa esistente per un settore che continua a crescere e offrire opportunità di sviluppo in Europa. Certamente è necessario un adeguamento del regolamento, ma non dobbiamo stravolgere quello attuale, che può essere migliorato senza il rischio di abbassarne il livello. Il nuovo documento deve essere a favore di un biologico più forte, semplice, non troppo oneroso per i produttori ma al contempo in grado di offrire massime garanzie ai consumatori’.

Per Paolo Carnemolla, presidente di FederBio, l’accordo raggiunto è soddisfacente rispetto al tema delle importazioni, anche se ‘i tempi previsti sono molto lunghi’, mentre può e deve essere migliorato rispetto al tema delle soglie massime per i residui. ‘Non possiamo – afferma Carnemolla – far passare il principio che paga chi viene inquinato. È una follia inaccettabile dal punto di vista giuridico ed etico, che espone il nostro Paese ad un forte rischio in quanto importatore di materie prime ed esportatore di prodotti finiti. Inoltre, la mancanza di un sistema unico comunitario di analisi del rischio e di certificazione ci porta a chiedere all’Italia di mantenere una posizione critica rispetto al nuovo regolamento, che così com’è per noi rappresenta più un rischio che un’opportunità’.

Il presidente di AssoBio Roberto Zanoni vede il bicchiere mezzo pieno: ‘Siamo molto contenti per quello che sta avvenendo in Italia anche se gli specialisti sono un po’ preoccupati. La crisi in qualche modo ci ha aiutato a cambiare mentalità e ci ha portato a riscoprire vecchi valori, che mettono al centro il biologico e il naturale. Ora i politici devono fare la loro parte. In Italia lo stanno facendo: la legge sul bio in Senato ci sembra buona e speriamo sia di veloce approvazione e applicazione; il recente decreto, anche se migliorabile in qualche suo aspetto, è un buon passo avanti. Qualcosa in più vorremmo fosse fatto a livello europeo’. Zanoni si riferisce in particolare al tema sui residui accidentali. ‘Non è possibile – spiega – che ci siano percentuali differenti tra uno Stato e l’altro e, soprattutto, crediamo che chi inquina debba pagare. Su questo chiediamo di mantenere il punto’.

‘La politica deve garantire un sistema di controllo efficiente a sostegno di un rapporto di profonda fiducia tra cittadini e produttori’. Sono state queste le parole della relatrice del DDL agricoltura bio in Senato, la senatrice Maria Teresa Bertuzzi, che hanno anticipato l’intervento di Andrea Olivero, vice ministro alle Politiche agricole. Oliviero ha sottolineato l’importanza della conversione non solo delle imprese ma anche dei territori ‘in un’ottica di biologico di filiera e di distretto, al fine di rendere il bio una scelta reale. Il piano strategico, la legge quadro sul bio, l’introduzione delle mense biologiche certificate, il rafforzamento delle norme che regolano il sistema dei controlli fanno parte di un unico disegno volto ad accompagnare la crescita virtuosa dell’intero sistema. Anche sul fronte europeo l’azione del Governo si è concentrata per mantenere alti gli standard richiesti ai prodotti biologici, in difesa dei produttori e dei consumatori’.

Chiara Brandi

 

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