Eurovo è un gruppo da 600 milioni circa di ricavi, tra le maggiori aziende in Europa di uova e ovoprodotti, con una produzione di oltre dieci milioni di uova al giorno in Italia, primo produttore per Private Label nella Penisola. Più di 1.500 dipendenti, 29 piattaforme logistiche per la distribuzione e 19 stabilimenti tra Italia, Spagna Francia ed Est Europa, ne fanno un gigante che ha portato a termine svariate acquisizioni, sia di allevamenti che di aziende trasformatrici, in Italia, dagli anni Ottanta, e in Europa, dal Duemila a oggi. Allevamenti da record: quelli a terra di Codigoro (Ferrara) e di Mordano (Bologna), quasi tre milioni di galline tra i due, sono tra i più grandi al mondo. Il segreto del successo? Essere pionieri del comparto delle uova bio.
Il marchio più noto del gruppo sono le uova Naturelle, che hanno anche il più alto numero di referenze, dalle Rustiche al Km zero. Agli altri prodotti “consumer” si aggiungono le linee “professional”, dedicate a pasticceri, gelatai, ristoratori, con ovoprodotti e uova sode da utilizzare senza sprechi, o con semilavorati in polvere.
In una recente intervista al Corriere della Sera Siro Lionello, presidente dell’azienda ereditata dal padre Rainieri Lionello e che guida insieme al fratello Ireno (direttore delle operazioni), ha commentato pragmatico che “la voglia di fare non è mai mancata; siamo sempre pronti a fare nuove acquisizioni o a investire, soprattutto per il benessere dell’animale. Siamo stati tra i primi a puntare sul biologico e continuiamo a farlo. In pochi anni sono nate non solo la filiera biologica ma anche quella senza antibiotici, stiamo realizzando un nuovo impianto per mangime esclusivamente bio. Il consumatore oggi vuole mangiare sano, è un fatto”.
Quest’anno, come anche nel 2020, gli investimenti si aggirano intorno ai 40 milioni di euro. “Alla fine dell’anno arriveremo al 97% di allevamenti a terra, all’aperto e biologico — ha precisato Lionello —, mentre in Europa la media di allevamento in gabbia è ancora al 49%. Per noi l’impegno del presente, e del futuro, è il benessere animale. Abbiamo tanti progetti, ma accade che la burocrazia ci rallenti. Senza i permessi per costruire altri allevamenti, si perdono opportunità, posti di lavoro: il mercato passa una volta sola”.
Nonostante la pandemia, insomma, Eurovo ha tenuto, sebbene – come del resto accaduto per l’intero comparto dell’alimentare – a fronte di un incremento delle vendite nella grande distribuzione, il “fuori casa” ha perso. Un trend che si conferma anche in questo 2021, con l’aggravante, spiega Lionello, “dell’aumento del prezzo dei cereali, che per noi è il 60-70% dei costi“.
La filiera è infatti integrata e verticale, ogni Paese in cui il gruppo è presente ha la sua, con monitoraggio e controllo di ogni fase della produzione, dai mangimi fino al confezionamento di uova e ovoprodotti. “Noi partiamo dal pulcino, lo svezziamo con il nostro mangime e lui vive la sua vita nei nostri allevamenti, fino a quando non depone l’uovo”, ha raccontato Lionello.
Infine, nel futuro già presente si va nella direzione della sostenibilità, come mostrano alcuni punti fermi della strategia di gruppo, tra filiera corta, energia da fonti rinnovabili (15 impianti fotovoltaici installati, di cui due nel 2020), risparmi idrici, investimenti nel packaging (nel 2025 tutti i materiali impiegati saranno riciclabili), o il riutilizzo della pollina, il concime organico ottenuto dal riciclaggio delle deiezioni avicole, in ottica di economia circolare.
Fonte: Corriere della Sera