Il Ministero delle politiche agricole ha reso noto giovedì 24 luglio che nell’ambito di un’operazione antifrode nel settore della commercializzazione dell’olio di oliva sono state sequestrate circa 400 tonnellate di prodotto riconducibile a diverse imprese attive in Puglia e Calabria. Nel corso dell’operazione sono state emanate 16 ordinanze di custodia cautelare e 16 sequestri hanno coinvolto le aziende.
L’operazione è stata condotta attraverso una collaborazione tra il Comando Provinciale Guardia di Finanza di Bari – Tenenza di Andria, l’Ispettorato Repressione Frodi del Ministero di Roma e Bari e l’Agenzia delle Dogane – Ufficio di Bari.
Le imprese fornivano fatture false relative ad approvvigionamenti di olio extravergine di oliva prodotto in Italia, ma in realtà proveniente dalla Spagna.
Le indagini hanno confermato che veniva trasformato, mediante sovrapposizione documentale, olio di produzione comunitaria in ‘olio 100% italiano biologico’ con l’intento di veicolarlo nei confronti di altri soggetti partecipi all’organizzazione (confezionatori/commercianti all’ingrosso di olio) al fine di collocarlo sul mercato del consumatore finale, sfruttando il valore aggiunto delle menzioni riservate ai prodotti made in Italy e biologici.
‘Gli ispettori hanno fatto un grande lavoro – ha commentato il ministro Maurizio Martina – a protezione di un prodotto simbolo del made in Italy come l’olio d’oliva. L’operazione, condotta dalla Procura di Trani e in collaborazione con la Guardia di Finanza, dimostra l’efficacia del sistema dei controlli e il concreto rafforzamento del coordinamento che abbiamo voluto con decisione.
Azioni di contrasto come quella di oggi si inseriscono in un piano di azione contro l’illegalità, a tutela della sicurezza degli alimenti, della fiducia del consumatore e dei tantissimi produttori che con fatica e passione portano avanti il proprio lavoro rispettando le regole.
Proprio sul settore dell’olio – ha concluso il ministro – stiamo portando avanti un lavoro importante di controlli e di analisi, tanto nella fase d’ingresso dall’estero quanto negli stabilimenti di lavorazione in Italia, per proteggere una filiera che vale quasi un miliardo e mezzo di euro solo di export’.