Depurazione insufficiente, mare a rischio in Calabria

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Un dossier sullo stato della depurazione in Calabria per mettere fine allo scempio che da decenni tiene in ostaggio il mare calabrese. Con il Rapporto 2013, Legambiente Calabria torna sul tema che ha scatenato furibonde polemiche nell’estate scorsa, all’indomani della presentazione dei dati di Goletta Verde sulla salute del mare calabrese, e lo fa per denunciare assenze e ritardi nella gestione della depurazione.

 

‘I dati sullo stato degli impianti, i numerosi interventi delle forze dell’ordine per le illegalità riscontrate e la presenza di scarichi abusivi o non allacciati alla rete fognaria messi in evidenza dal Rapporto 2013 – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente – dimostrano una situazione immutata, se non addirittura peggiorata rispetto all’anno precedente. Carenze depurative che rischiano, anche per la prossima stagione estiva, di minacciare seriamente la qualità del mare calabrese, come avvenuto negli ultimi anni.

Gli ultimi fondi stanziati e gli interventi previsti, dettati anche dall’urgenza della sentenza di condanna europea, dimostrano che ci sono gli strumenti per intervenire, anche se ancora oggi non si sono tradotti in risultati significativi, nonostante dal 2000 le risorse economiche messe in campo ammontino a oltre 700 milioni di euro’.

A oggi, stando all’ultimo censimento Istat, è sotto il 50 per cento il carico inquinante trattato da un servizio di depurazione adeguato e in linea con le direttive europee. Una situazione confermata anche dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 19 luglio scorso che condanna l’Italia per la mancata applicazione della direttiva 91/271 CE in oltre cento comuni italiani, 18 dei quali in Calabria.

Gli impianti esistenti sono spesso malfunzionanti o gestiti in maniera illecita, anche con il coinvolgimento dei clan mafiosi locali, così come testimoniano i controlli eseguiti dall’Arpacal e i numerosi interventi delle forze dell’ordine. Nel corso del 2012 sono state accertate oltre 590 infrazioni, sono state denunciate 639 persone ed effettuati 103 sequestri per illegalità connesse con scarichi abusivi, malfunzionamenti negli impianti di depurazione, gestione dei fanghi o altri fenomeni di inquinamento delle acque.

L’Unione nazionale consumatori Calabria ha avviato un’azione collettiva di richiesta di rimborso dei canoni di depurazione a decorrere dall’anno 2000, per tutti i 22 comuni della Calabria che l’Unione europea ha ritenuto inadempienti nell’attuazione della direttiva 1991/271/CE riguardante il trattamento delle acque reflue urbane. ‘Nello specifico – precisa Saverio Cuoco, presidente regionale dell’associazione – la Cassazione (sentenza n° 8318 del 12 aprile 2011) ha stabilito che i comuni sforniti di impianto di depurazione non possono richiedere la tariffa per il servizio. In attesa di conoscere che fine abbiano fatto i canoni versati dai cittadini, l’azione collettiva riguarderà i comuni che hanno violato la direttiva europea e per tutti quei comuni i cui cittadini non beneficiano di alcun servizio di depurazione’.

A disposizione della Calabria ci sono i fondi CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica): il 5 marzo è stato sottoscritto un accordo di programma che prevede l’impiego di 160 milioni di euro del Piano nazionale per il Sud per interventi di adeguamento del sistema fognario-depurativo. I Comuni dovranno adesso procedere all’assegnazione del servizio di gestione, di concerto con il Dipartimento regionale all’Ambiente.

Ai fondi CIPE si aggiungono le risorse disponibili con fondi privati in modalità project financing, i 7,5 milioni per il completamento dello schema depurativo città di Catanzaro, e altri 21 milioni di euro stanziati per il disinquinamento della costa vibonese. La Regione Calabria dimostra dunque la volontà di intervenire sulle gravi lacune del sistema depurativo in Calabria. Un’azione che però ancora oggi non si è tradotta in risultati significativi, nonostante dal 2000 le risorse economiche per colmare le gravi lacune del sistema depurativo ammontino a oltre 700 milioni di euro.

‘Oltre alla denuncia – dichiara Giuseppe Toscano, direttore di Legambiente Calabria – lo scopo del Rapporto 2013 è quello di mettere a punto una serie di suggerimenti per affrontare e risolvere la questione della depurazione. Ai sindaci chiediamo un nuovo protagonismo: si facciano garanti degli interventi necessari per mettere in efficienza il sistema. Alla Regione chiediamo un impegno concreto nel pianificare gli interventi in vista dell’adeguamento degli impianti al trattamento biologico, della separazione delle acque bianche dalle acque nere, oltre alla costante verifica dell’idoneità delle ditte che partecipano alle gare d’appalto. Ma occorre anche vigilare, un compito che spetta in primo luogo dai cittadini, dalle associazioni, dai comitati, dalla società civile: bisogna fare rete e dotarsi degli strumenti idonei per monitorare in tempo reale la salute del nostro mare’.

Legambiente ha individuato due obiettivi primari per migliorare il sistema di vigilanza: 1. il rafforzamento della rete di controllo e monitoraggio sulla gestione e sul funzionamento degli impianti, che oggi riguarda solo una piccola parte dei depuratori presenti sul territorio regionale; 2. l’istituzione di un Osservatorio permanente sullo stato di salute del mare, che coinvolga l’associazionismo, le imprese e i cittadini, per monitorare gli interventi anche attraverso le segnalazioni di Sos Goletta 365 giorni.

All’Osservatorio spetterà il compito di coordinare la campagna Acque trasparenti, una campagna permanente ed itinerante sullo stato della depurazione e dell’inquinamento dei fiumi e delle foci, in sinergia le forze dell’ordine e dell’Arpacal. Al Dipartimento regionale all’Ambiente viene richiesto di sostenere l’Osservatorio e le campagne con l’attivazione di un numero verde.

 

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