Tra il Piano strategico nazionale per la Pac 2023-2027, il PNRR, il fondo per il biologico istituito dalla Finanziaria del 2020 e il nuovo fondo per la ricerca e l’innovazione, la legge sul biologico approvata definitivamente il 2 marzo ha sbloccato 3 miliardi di euro di nuovi finanziamenti verso un comparto che ad oggi, in Italia, vale 7,5 miliardi di euro.
Ma se da una parte i nuovi finanziamenti e le novità normative (ultimo in ordine di tempo la firma del decreto attuativo del Reg.UE 2018/848) danno forte slancio al settore, la Corte dei Conti accende un faro sul cospicuo ingorgo di risorse inutilizzate del Fondo per la ricerca sul biologico, il tesoretto istituito per sostenere il Piano strategico nazionale che in sei anni – dal 2014 al 2020 – puntava a raddoppiare la superficie coltivata a bio (da 1,3 milioni di ettari a 2,1 milioni), implementando da 3,88 miliardi a 5 miliardi di euro il fatturato.
Nella relazione sulla gestione del capitolo 7.742 di competenza del MIPAAF, i magistrati contabili definiscono “modeste” le percentuali che quantificano il rapporto tra pagato e massa spendibile: era l’8% nel 2020 e il 4% nel 2021. Queste cifre appaiono piuttosto risibili anche negli anni pre pandemia: 15% nel 2019, 9%, nel 2018, 31% nel 2017, 30% nel 2016. Pur potendo contare su stanziamenti iniziali – scrivono i giudici – l’amministrazione non li ha mai impegnati nell’esercizio di competenza e ciò ha comportato la necessità di una riassegnazione dello stanziamento definitivo nell’anno successivo in conto residui. Nello stesso periodo, il mancato impegno di somme stanziate in conto competenza (13,8 milioni) e perenzione di residui (11,8 milioni) ha determinato una rilevante presenza di economie (25,6 milioni).
In merito allo stato di avanzamento dei progetti, inoltre, si fa notare come le procedure di liquidazione di alcuni progetti relativi agli anni 2016 e al 2017 e terminati nel 2018, non siano state ancora perfezionate a causa, tra l’altro, della mancata presentazione del rendiconto da parte dei soggetti proponenti.
Iter amministrativi farraginosi e proroghe da parte degli enti attuatori non valgono, secondo la Corte, a giustificare tale immobilizzo di risorse, anzi: i magistrati stigmatizzano la lentezza dell’amministrazione che avrebbe dovuto adottare misure di snellimento del procedimento, nominando una commissione di valutazione permanente, oppure introducendo in via regolamentare modalità di interlocuzione più snelle con i soggetti proponenti.
Il Sole 24Ore ha sentito alcune voci a questo proposito:
Il ministro Stefano Patuanelli: “Il tema delle lungaggini burocratiche è annoso e centrale, ma il modo sbagliato per risolverlo è una deregolamentazione totale ci sono strumenti e tecnologie che ci consentono di attivare meccanismi di controllo in modo semplice, rapido e automatico, senza che si debba passare dal cartaceo”.
Il sottosegretario al MIPAAF, Francesco Battistoni: “Il sistema dei tripli controlli sul pagamento è troppo farraginoso; meglio il solo controllo dell’ufficio del bilancio interno, o un solo controllo ex post invece di quello preventivo”.
Commenta infine Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio: “Le osservazioni della Corte dei Conti riguardano in modo specifico il Fondo. Gli altri strumenti finanziari non incontrano le stesse difficoltà: penso alle risorse dei Piani di sviluppo rurale delle Regioni destinate al biologico, che non hanno residui. Perché questo garantisce alle Autonomie efficienza di spesa e poiché si tratta di un punto chiave per rendicontare all’Europa una efficienza diffusa, ci auguriamo che questo problema di ingorgo delle risorse non si rilevi. Sul resto sulle risorse destinate al fondo e specificamente gestite dal ministero ci deve essere una svolta perché così, oggettivamente, non si riescono a spendere”.
Fonte: Il Sole 24Ore