Consumo del suolo: dati allarmanti dall’ISPRA

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Quasi il 40% dei terreni coltivati intensivamente andrà perso entro il 2050. Al contrario, i suoli bio tendono a mantenere le proprietà biologiche, fisiche e chimiche del suolo nel corso del tempo, mantenendo la produttività e garantendo di conseguenza la sicurezza alimentare a lungo termine.

Inoltre, un ettaro di terreno coltivato con metodo biologico trattiene mezza tonnellata di CO2 ogni anno. Un dato che, se moltiplicato per i 1.500.000 ettari del biologico italiano, si traduce in poco meno di 8 milioni di tonnellate all’anno di C02 trattenuta. Un’importante funzione che costituisce una bella mano tesa a tutti gli sforzi verso la mitigazione dei cambiamenti climatici.

Sono alcuni dati che emergono da una pubblicazione ISPRA sull’agricoltura biologica e che l’AIAB ha portato all’attenzione nella giornata mondiale del suolo agli inizi di dicembre.

Secondo l’edizione 2015 del Report dell’ISPRA sul ‘Consumo di suolo in Italia’, tra il 2008 e il 2013, nel nostro Paese, sono stati consumati 55 ettari di suolo al giorno, con una velocità che supera i 6 metri quadrati di territorio irreversibilmente perso ogni secondo.

Secondo quanto riporta ancora l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, i dati mostrano come a livello nazionale il suolo consumato sia passato dal 2,7% degli anni ’50 al 7,0 % stimato per il 2014, con un incremento di 4,3 punti percentuali. In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 21 mila chilometri quadrati del territorio italiano.

‘Un dato preoccupante e sconfortante – commenta il presidente AIAB Vincenzo Vizioli – al quale si può porre rimedio aprendo maggiori prospettive al biologico, in termini di supporto politico ed economico. Il modello che noi proponiamo, infatti, a fronte di una produttività minore, è in grado di mantenere intatto l’equilibrio produttivo del terreno senza impoverirlo’.

 

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