Compostaggio casalingo: dalla cucina al terreno

compostaggio.jpg

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

Il compostaggio (dal latino compositum = miscelato) imita il ciclo della natura riproducendo, in maniera controllata e accelerata, i processi che restituiscono le sostanze organiche al ciclo di vita. E’ forse uno dei metodi di riciclaggio più antichi che siano stati messi in pratica dall’uomo.

In natura la sostanza organica non più utile alla vita viene decomposta dai microrganismi presenti nel terreno che la restituiscono al ciclo naturale. Il terriccio che deriva dalla degradazione delle sostanze organiche diventa un ottimo fertilizzante per il terreno, le piante in vaso e l’orto, contribuendo al ripristino della fertilità del suolo sia dal punto di vista degli elementi nutritivi apportati (azoto, fosforo, potassio) che da quello fisico-strutturale in quanto lo rende morbido, aerato e adatto allo sviluppo radicale.

Circa il 30% dei nostri rifiuti è formato da scarti alimentari e scarti verdi ricchi di sostanze organiche che costituiscono lo scarto “umido” od “organico”. Effettuare la raccolta differenziata dell’umido è molto importante perché quando i rifiuti organici finiscono nelle discariche producono, oltre a fastidiosi odori, anche percolato e biogas, due elementi pericolosi per la qualità dell’acqua di falda e dell’aria.

Negli inceneritori i rifiuti organici, che contengono molta acqua, peggiorano il rendimento e favoriscono l’emissione di inquinanti. La trasformazione dei materiali organici in terriccio è realizzata da microrganismi aerobi come batteri, attinomiceti e funghi. Sostanzialmente il processo è divisibile in due fasi. Una prima fase termofila di bio-ossidazione, della massa: l’attività metabolica dei microrganismi innalza la temperatura fino oltre i 60° contribuendo ad eliminare gli organismi patogeni eventualmente presenti.

La seconda fase rappresenta il processo di maturazione in cui le temperature diminuiscono e si stabilizzano verso la temperatura ambiente. In questa fase, grazie all’azione degli attinomiceti e dei funghi, avviene la trasformazione dei composti difficilmente metabolizzabili, con produzione di sostanza organica umificata. Questa fase si protrae per diversi mesi.

Cosa si può compostare

Le materie prime per la produzione del terriccio compostato sono tutti gli scarti, residui ed avanzi di ogni tipo: organici, biodegradabili, ovvero aggredibili dai batteri.

Vanno invece evitati i rifiuti di origine sintetica o comunque non biodegradabili, od ancora contaminati da sostanze non “naturali”. Vanno molto bene gli avanzi di cucina, come i residui di pulizia delle verdure, bucce, pelli, fondi di the e caffè, scarti del giardino e dell’orto, come legno di potatura appositamente sminuzzati, sfalci, foglie secche, fiori appassiti, gambi, avanzi dell’orto.

Altri materiali biodegradabili, come carta non patinata, cartone, segatura e trucioli provenienti da legno non trattato. In piccole quantità possono essere introdotti gli avanzi di cibo di origine animale, cibi cotti (in piccole quantità, altrimenti attraggono insetti ed altri animali indesiderati), foglie di piante resistenti alla degradazione (magnolia, lauroceraso, faggio, castagno aghi di conifere) ben miscelate con materiali più facilmente degradabili. Da evitare tutto ciò che non è naturale: vetro, pile, tessuti, legno verniciato, carta patinata, eccetera.

Le regole per un buon compostaggio

Il processo di compostaggio è un processo che ha bisogno di ossigeno. Una buona aerazione del materiale porta ad una corretta trasformazione e all’assenza di odori cattivi. Quindi il materiale non va compresso in modo da sfruttare la sua porosità per la circolazione dell’aria. E’ bene rivoltare periodicamente il materiale in modo da facilitare il ricambio dell’aria esausta. Minore è la porosità del materiale (quando cioè vi è poco materiale di ‘struttura’, quali legno più o meno sminuzzato, paglia, foglie secche coriacee, cartone lacerato) più frequenti dovranno essere i rivoltamenti, e viceversa. Per realizzare il processo di compostaggio è sufficiente collocare gli scarti compostabili in un cumulo in una zona del terrazzo e del giardino dove sia possibile portare l’acqua, all’ombra di uno o più alberi (che d’estate proteggano dal sole e d’inverno, perdendo le foglie lascino passare i raggi solari, accelerando le reazioni biologiche). Per trattenere almeno parte del calore prodotto dalla trasformazione microbica occorre dare al cumulo almeno un’altezza di 50/60 cm. Al contrario, un’altezza eccessiva (sopra 1,3/1,5 metri) rischia di compattare il materiale bloccando la circolazione dell’ossigeno.

Dunque in caso di abbondanza di materiale è meglio allungare il cumulo. L’umidità deve essere sufficiente a permettere lo svolgimento delle reazioni microbiche ma non eccessiva perché il ristagno di acqua provoca putrefazioni. L’umidità ottimale è del 40%-70% e tende a ridursi durante il processo di compostaggio. Per garantire la necessaria porosità ed il drenaggio è bene disporre alla base del cumulo uno strato di 10/15 cm di materiale legnoso per evitare il ristagno dell’acqua. In periodi particolarmente piovosi è bene coprire il cumulo con materiali impermeabili levandoli però appena spiove per favorire il ricambio d’aria. Al contrario nei periodi di siccità è bene innaffiare. Nel cumulo deve esserci un equilibrio (rapporto C/N) tra i materiali che apportano azoto (scarti di cucina, sfalci di prato) e quelli che apportano carbonio (carta, paglia, foglie secche e legno).

Con troppo carbonio il processo risulterà lento in quanto i microrganismi si nutrono di azoto. Se vi è troppo azoto, invece, questo verrà perso sprecando valore fertilizzante e provocando cattivi odori (odore di urina) in quanto l’azoto viene generalmente liberato in forma ammoniacale.

Non tutto il compost è uguale

Il tipo di compost dipende dal tempo di compostaggio e si distingue essenzialmente in tre tipi di compost:

– Compost fresco (2/4 mesi): materiale ancora in corso di trasformazione biologica. E’ un prodotto ancora ricco in elementi nutritivi fondamentali per la fertilità del suolo e la nutrizione delle piante, grazie alla facilità con cui può rilasciare tali elementi nel corso delle ulteriori trasformazioni cui deve sottostare; evitate l’applicazione a diretto contatto con le radici perchè non è sufficientemente “stabile”; da impiegare nell’orto ad una certa distanza di tempo dalla semina o dal trapianto della coltivazione.

– Compost pronto (5/8 mesi): materiale già stabile in cui l’attività biologica non produce più calore. A causa delle trasformazioni più lente ha un effetto concimante meno marcato; possibile l’impiego per la fertilizzazione dell’orto e del giardino subito prima della semina o del trapianto.

– Compost maturo (12/18/24 mesi): compost che ha subìto una fase di maturazione prolungata. E’ il compost che possiede il minor effetto concimante, ma che presenta caratteristiche fisiche (grado di affinamento) e di perfetta stabilità, idonee al contatto diretto con le radici e semi anche in periodi vegetativi delicati (germinazione, radicazione, ecc.); indicato soprattutto come terriccio per le piante in vaso e per le risemine e rinfittimenti dei prati. In questo modo, nel giro di qualche mese, con un processo del tutto naturale e senza alcun costo è possibile recuperare le sostanze organiche presenti negli scarti, prevenire la produzione di inquinanti, contribuire a contenere la quantità di rifiuti da smaltire (rallentando così l’esaurimento delle discariche e favorendo una miglior combustione negli inceneritori). Il tutto nell’interesse dei nostri orti e dei fiori dei nostri terrazzi e giardini.

Andrea Primavera – agronomo – primavera.andrea@infinito.it

(fonte: Flora) 

Seguici sui social

Notizie da GreenPlanet

news correlate

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ