L’agricoltura biologica ha registrato una forte crescita in Bulgaria: a fine 2011 le aziende agricole registrate presso il Ministero dell’Agricoltura e degli Alimenti erano 1.054, ovvero il 30% in piu’ rispetto all’anno precedente. Sempre nel 2011, i terreni destinati all’agricoltura biologica risultavano ammontare a 26,6 mila ettari. I cereali sono le colture piu’ popolari (raddoppiate), ma sono in aumento anche quelle pluriennali quali gli alberi di noci, nocciole, mandorle e castagne.
Aumentano le coltivazioni di mele, prugne e albicocche, nonché le colture di lino, girasole, colza, sesamo. Dal 2011 si coltivano anche carciofi e olive, piante non caratteristiche del Paese. In flessione solo i foraggi: 3.800 ettari nel 2010 contro i mille nel 2012.
L’impennata dell’allevamento di capi di bestiame (+ 250% rispetto al 2010) ha determinato il conseguente incremento anche nella produzione dei prodotti lattieri, quasi +150% per lo yogurt (forse il migliore yogurt al mondo) e +20% per il formaggio. Tendenza al rialzo anche per uno dei prodotti più apprezzati e richiesti sul mercato internazionale, il miele biologico: + 14% su base annua, superando le 74 mila tonnellate del 2010.
In Bulgaria si possono ammirare le coltivazioni biologiche di frutta della Rigoni di Asiago. Azienda etica dell’Altopiano vicentino che non ha bisogno di presentazioni. Tra le prime a convertirsi al bio in Italia, è diventata leader del mercato delle confetture con Fiordifrutta. Un prodotto biologico che sbaraglia la concorrenza, fatta di prodotti convenzionali. Un caso unico. Che fa storia.
Ebbene, quindici anni fa, precorrendo un’altra volta i tempi, i Rigoni (i fratelli Andrea, Antonio, Luigi, il cugino Mario) capirono che per fare le cose come volevano loro, cioè bene, molto bene, con la finalità della qualità totale, dovevano crearsi una filiera autoctona. Partendo dalla materia prima, la frutta bio. Girarono un po’ d’Italia e molta Europa e infine capitarono in Bulgaria. Dove scoprirono un altro mondo. Una natura incontaminata. Terreni selvaggi (il regime comunista aveva fatto abbandonare l’agricoltura in favore di un’industrializzazione mai decollata), incolti, lo sguardo che si perdeva all’orizzonte senza vedere traccia di una casa, di un essere umano, di una forma di civiltà, il silenzio spezzato solo dal cinguettio degli uccelli.
Sbalorditi, i Rigoni chiamarono alcuni agronomi italiani e fecero visionare e analizzare i terreni. Il responso diede l’esito sperato: terreni fertili e condizioni climatiche adatte per diverse coltivazioni di frutta.
La famiglia di Asiago decise: quello era il posto giusto per fare gli agricoltori. E visto che la Bulgaria è il Paese delle rose, ma una volta era anche il Paese delle fragole (vicino a Pazardjik c’è proprio un centro abitato che si chiama Fragola, perché questo frutto dava da lavorare e mangiare all’intera popolazione), i Rigoni decisero di iniziare proprio da lì. Dalla coltivazione delle fragole biologiche.
Non è stato facile (basti pensare alle difficoltà di acquisto dei terreni frazionati, con tanti proprietari), ci sono voluti investimenti ingenti (15 milioni di euro), molta pazienza e tanta tenacia (quando si pratica l’agricoltura biologica c’è sempre il rischio di perdere tutto per una gelata, una pioggia insistente o un attacco parassitario), ma i Rigoni in Bulgaria hanno messo su un paradiso biologico: circa 2.000 ettari. Ciò che fa più impressione sono le distese di fragole.
A Balova Shuma come a Karabunar. Ma ci sono anche nocciole, prugne, lamponi, more, uva spina, ciliegie, amarene, ribes nero e rosso. E mele, che rappresentano l’ultimo, consistente investimento, essendo un frutto basilare nella produzione Rigoni, in quanto lo zucchero delle mele bio è il dolcificante delle marmellate Fiordifrutta.
Le confetture biologiche Rigoni si trovano nei punti vendita di mezza Europa e si vendono, ovviamente, anche in Bulgaria, dove hanno un mercato nonostante il prezzo di vendita sia abbastanza proibitivo per un bulgaro con uno stipendio medio di 350-400 euro al mese (un operaio non arriva a 300 euro mensili). Al principale punto vendita di Billa, nel centro di Sofia, GreenPlanet ha controllato quanto costa una confezione di marmellata bio Rigoni: il corrispettivo in Lev di 2,5 euro.
Sono le marmellate più care, eppure i bulgari le acquistano, come molti consumatori europei, anche dell’Est. Insomma il bio quando è bio davvero non teme confronti e ‘tira’ nonostante la crisi globale.