Il 2025 sarà un anno importante per Demeter Italia. “I numeri degli aderenti alla certificazione sono stabili – afferma Giovanni Buccheri, direttore generale Demeter Italia – ma dovremo fare i conti a fine anno perché nel 2023 abbiamo lanciato un importante progetto dedicato alle aziende che vogliono entrare in Demeter e a fine anno ne coglieremo i frutti. Ma il nostro obiettivo non è quello di acquisire nuovi licenziatari, ma di favorire e aumentare la qualità delle produzioni certificate Demeter. Questo gol si raggiunge con i tanti servizi che offriamo. In questo senso stiamo migliorando le attività di tutoraggio e la qualità delle ispezioni, che vogliamo diventino un momento di confronto attivo e di crescita degli agricoltori. L’audit deve essere costruttivo. Gli ispettori, girando tante aziende, possono diventare dei tramiti per lo scambio di buone pratiche”.
Lo scambio è essenziale, anche quello commerciale. Per questo Demeter sta sviluppando un market place per le aziende certificate. “Favorirà lo scambio di prodotti certificati – spiega – creando sinergie e collaborazioni tra le aziende e aumentando l’integrazione delle filiere. Questo si fa già con il passaparola e la conoscenza diretta, ma con la piattaforma verrà sistematizzato”.
Oggi un quarto delle aziende certificate fanno parte della filiera del vino e Demeter Italia sarà presente a Slow Wine Fair a fine febbraio. “Abbiamo scelto di non essere a Vinitaly – sottolinea Buccheri – ma in un luogo dove incontrare un pubblico più sensibile alle nostre tematiche”.
La certificazione biodinamica è molto diffusa anche nelle colture cerealicole, orticole e nella frutta, un po’ meno nell’allevamento. “Anche se – precisa – per loro stessa natura le aziende biodinamiche integrano più attività per chiudere il più possibile il ciclo produttivo realizzando tutti gli input al proprio interno, a partire dagli animali che contribuiscono ad arricchire la fertilità del suolo”.
Buccheri commenta la situazione che sta vivendo il biologico in Italia. “Oggi – sostiene – il mondo del bio è molto diverso da quello che era 30 o 40 anni fa. Siamo in un nuovo stadio di competizione: i piccoli produttori nel tempo sono cresciuti, adottando logiche di mercato. Nella grande distribuzione iniziamo a notare anche una semplificazione dell’offerta. Il settore paga anche
i continui appesantimenti burocratici e sistemici. La PAC non va sempre nella direzione di agevolare i produttori biologici. Non sempre negli ultimi anni chi ha investito in qualità è stato avvantaggiato”.
Elena Consonni