Offrire un’alimentazione più sana a milioni di persone, in gran parte bambini e ragazzi, che ogni giorno mangiano fuori casa, migliorando il livello di salute della popolazione e riducendo la spesa sanitaria: sono alcuni dei vantaggi che si possono ottenere proponendo un menu biologico a chi frequenta la ristorazione collettiva.
È quanto ha affermato, Andrea Bertoldi, direttore generale di Brio – realtà di primo piano, in Italia e all’estero, nella produzione e commercializzazione di prodotti alimentari bio con un fatturato vicino ai 56 milioni di euro – intervenendo al convegno ‘Il bio nel piatto’ organizzato all’Expo di Milano da Fedagri-Confcooperative.
‘Attraverso queste produzioni – ha proseguito Bertoldi – si può riqualificare un’offerta troppo appiattita sul prezzo, tenendo conto che un pasto biologico ha un costo solo leggermente superiore a quello convenzionale in quanto la materia prima incide marginalmente sul prezzo finale, a patto che si evitino primizie e prodotti fuori stagione’.
E anche in tempi di crisi gli Italiani mostrano di apprezzare i prodotti bio, sempre più diffusi sia sulle tavole domestiche che nella ristorazione collettiva, come testimonia il sensibile aumento (+43%) delle mense scolastiche con menu biologici, passate negli ultimi 10 anni da 839 a 1.249 (dati Biobank) con un fatturato complessivo stimato in 315 milioni di euro per il 2014 (dati Assobio). Le regioni che contano il maggior numero di mense bio nel nostro Paese sono la Lombardia (224), il Veneto (192) e l’Emilia Romagna (172).
‘L’accesso alla ristorazione collettiva – ha dichiarato il direttore generale della società di Campagnola di Zevio (Verona), che in questo canale ottiene il 26% del suo fatturato complessivo – riveste una grande importanza per le aziende di produzione in quanto la fornitura di alimenti biologici, spesso affiancata anche da iniziative di educazione alimentare ed ambientale, consente di raggiungere un target molto ampio, composto dai bambini e dai ragazzi che frequentano le scuole e le relative mense, ma anche dalle loro famiglie, formate da genitori e nonni.
Ogni giorno Brio rifornisce poco meno di 650 plessi, distribuiti in 12 regioni (Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise e Campania)’.
‘Il trend risulta quindi senza dubbio positivo – ha concluso Bertoldi – ma si può fare ancora molto per aumentare ulteriormente l’utilizzo di prodotti bio nelle mense scolastiche, e in generale nella ristorazione collettiva, seguendo l’esempio di regioni virtuose come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che hanno recepito le indicazioni ministeriali attraverso apposite leggi regionali per l’educazione alimentare.
Tutto ciò per migliorare il livello di salute dei consumatori ma anche per tutelare l’ambiente attraverso la diffusione di tecniche agricole a basso impatto che favoriscono lo sviluppo rurale eco-sostenibile’.