BioTrac non è il nickname, o nomignolo, di un gioco per l’estate e neppure una trappola a colla per catturare insetti ma l’infrastruttura digitale pubblica con cui il MASAF intende garantire il rafforzamento in termini di provenienza, qualità e tracciabilità dei prodotti biologici con l’obiettivo di orientare i cittadini verso scelte di consumo consapevole. Lo scorso 22 agosto è stato pubblicato, a tal fine, il DM 24.07.2025 che è entrato in vigore il giorno successivo la pubblicazione.
Il DM deriva da quanto già previsto nella Legge n. 23 del 9.03.2022 all’art. 7 comma 2 lettera l) e nel D. lgs. n. 148 del 06.10.2023 all’art. 21 che sostanziano quanto previsto nell’azione 3.1 del Piano d’azione nazionale 2024-26 per il biologico, ovvero prevedere specifiche operative di tracciabilità con particolare riguardo al marchio biologico italiano e ai distretti biologici. Il DM, nei “considerando”, ritiene necessario individuare gli obblighi di fornitura delle informazioni circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti biologici e le categorie di operatori che devono attenersi a tale obbligo nonché le soglie e gli altri parametri tecnico-economici per l’individuazione degli elementi da riportare nell’etichettatura.
La realizzazione fisica dell’infrastruttura è previsto si materializzi entro 180 giorni dall’entrata in vigore, ma nell’articolato già si prevede che nella prima fase, non ancora temporalmente definita, vi accedano gli operatori aderenti ai distretti biologici. L’operatore cedente deve inserire, entro 15 giorni dalla cessione le seguenti informazioni: CUAA o CF dell’operatore, anno di riferimento, codice della nomenclatura combinata del prodotto, lotto di produzione, prodotto bio o in conversione, acquisto o cessione, quantità in kg, CUAA o CF dell’acquirente, data dell’operazioni e documenti allegati (ddt o fattura accompagnatoria). L’acquirente o cessionario deve validare l’operazione entro 15 giorni dalla stessa e tutti questi dati possono essere inseriti da un soggetto delegato fra cui rientrano i CAA, i liberi professionisti o studi tecnici delegati. BioTrac produce un codice univoco e/o un QR Code che viene apposto sull’etichetta dei prodotti o sui documenti commerciali per i prodotti sfusi o semilavorati. Nel caso in cui la cessione avvenga verso un operatore estero la validazione avviene a cura dell’operatore cedente.
Abbiamo richiamato i principali contenuti del DM con l’obiettivo di far comprendere quali oneri il settore dovrà sostenere a breve per l’inserimento in una banca dati delle informazioni che caratterizzano ogni singola transazione commerciale lungo filiere che spesso sono lunghe e le transazioni molteplici prima di giungere al consumatore. A chi giova tutto ciò? Sicuramente non ai produttori che vedono aumentare i costi di transazione commerciale senza avere l’opportunità di ribaltare parte di questi costi sul mercato in cui i prezzi sono diminuiti per mantenere il livello dei volumi e in questo ultimo triennio l’inflazione ha eroso buona parte della redditività. Non certo i consumatori, considerato che l’indicazione d’origine è un obbligo comunitario e che l’origine “Italia” può essere inserita per i prodotti i cui ingredienti di origine agricola provengono tutti dal nostro Paese. Non giova neppure al sistema produttivo nel suo complesso, a quello che nel bio potremmo definire Sistema-Paese, perché l’introduzione di ulteriori balzelli e vincoli burocratici aumentano i costi nel loro complesso e fanno perdere competitività nel panorama internazionale. Invece di ridurre gli oneri e gli orpelli burocratici, così come in più occasioni governo ed associazioni hanno richiesto all’UE, sul piano nazionale si introducono barriere e costi inutili che nulla apportano in termini di valore aggiunto. Pensiamo ad un’azienda agricola o a un piccolo trasformatore, aderente ad un distretto biologico come inizialmente prevede il DM, che ad ogni transazione deve imputare in un sistema informatico una serie di dati; quasi certamente dovrà pagare un soggetto terzo che svolgerà questo tipo di attività, ma chi paga questa attività? Sicuramente non il mercato che oggi non è nelle condizioni di farlo, vi dovrà provvedere il produttore finché resisterà. Se tutto questo lo proiettiamo su migliaia di operatori e su un mercato molto più vasto la situazione rischia di diventare economicamente insostenibile e invece di recuperare produttività ed efficienza si ottiene esattamente il contrario.
Se poi il DM, come sembra dalle informazioni in esso riportate, è collegato al previsto marchio bio nazionale ed alla banca dati transazioni di cui al D lgs. 143/2023 art. 21 comma 1, la sua ratio è ancor meno giustificata poiché l’origine, come abbiamo precedentemente scritto, è già garantita sul piano della normativa comunitaria. In aggiunta, sul piano economico, i nostri prodotti raggiungono già i mercati esteri per oltre il 50% della produzione proprio perché soddisfano le richieste dei più svariati mercati e fra le principali motivazioni anche perché sono italiani. Inoltre, siamo in un sistema certificato in cui ogni operatore o gruppo di operatori è verificato e valutato da un organismo terzo che negli anni ha dato prova di efficacia; a questo proposito è sufficiente il basso livello di non conformità e di difettosità del sistema bio che è ben inferiore rispetto ad altri sistemi di produzione. Per quale motivo continuare a dubitare di un sistema al cui vertice sta l’Autorità Competente?
In un periodo in cui il commercio internazionale è caratterizzato da guerre commerciali a suon di dazi e, talvolta, anche peggio, il biologico non sente la necessità di nuove barriere non tariffarie.
Fabrizio Piva
BioTrac, il gioco dell’estate? No, solo più burocrazia e costi per il biologico
Condividi su:
BioTrac non è il nickname, o nomignolo, di un gioco per l’estate e neppure una trappola a colla per catturare insetti ma l’infrastruttura digitale pubblica con cui il MASAF intende garantire il rafforzamento in termini di provenienza, qualità e tracciabilità dei prodotti biologici con l’obiettivo di orientare i cittadini verso scelte di consumo consapevole. Lo scorso 22 agosto è stato pubblicato, a tal fine, il DM 24.07.2025 che è entrato in vigore il giorno successivo la pubblicazione.
Il DM deriva da quanto già previsto nella Legge n. 23 del 9.03.2022 all’art. 7 comma 2 lettera l) e nel D. lgs. n. 148 del 06.10.2023 all’art. 21 che sostanziano quanto previsto nell’azione 3.1 del Piano d’azione nazionale 2024-26 per il biologico, ovvero prevedere specifiche operative di tracciabilità con particolare riguardo al marchio biologico italiano e ai distretti biologici. Il DM, nei “considerando”, ritiene necessario individuare gli obblighi di fornitura delle informazioni circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti biologici e le categorie di operatori che devono attenersi a tale obbligo nonché le soglie e gli altri parametri tecnico-economici per l’individuazione degli elementi da riportare nell’etichettatura.
La realizzazione fisica dell’infrastruttura è previsto si materializzi entro 180 giorni dall’entrata in vigore, ma nell’articolato già si prevede che nella prima fase, non ancora temporalmente definita, vi accedano gli operatori aderenti ai distretti biologici. L’operatore cedente deve inserire, entro 15 giorni dalla cessione le seguenti informazioni: CUAA o CF dell’operatore, anno di riferimento, codice della nomenclatura combinata del prodotto, lotto di produzione, prodotto bio o in conversione, acquisto o cessione, quantità in kg, CUAA o CF dell’acquirente, data dell’operazioni e documenti allegati (ddt o fattura accompagnatoria). L’acquirente o cessionario deve validare l’operazione entro 15 giorni dalla stessa e tutti questi dati possono essere inseriti da un soggetto delegato fra cui rientrano i CAA, i liberi professionisti o studi tecnici delegati. BioTrac produce un codice univoco e/o un QR Code che viene apposto sull’etichetta dei prodotti o sui documenti commerciali per i prodotti sfusi o semilavorati. Nel caso in cui la cessione avvenga verso un operatore estero la validazione avviene a cura dell’operatore cedente.
Abbiamo richiamato i principali contenuti del DM con l’obiettivo di far comprendere quali oneri il settore dovrà sostenere a breve per l’inserimento in una banca dati delle informazioni che caratterizzano ogni singola transazione commerciale lungo filiere che spesso sono lunghe e le transazioni molteplici prima di giungere al consumatore. A chi giova tutto ciò? Sicuramente non ai produttori che vedono aumentare i costi di transazione commerciale senza avere l’opportunità di ribaltare parte di questi costi sul mercato in cui i prezzi sono diminuiti per mantenere il livello dei volumi e in questo ultimo triennio l’inflazione ha eroso buona parte della redditività. Non certo i consumatori, considerato che l’indicazione d’origine è un obbligo comunitario e che l’origine “Italia” può essere inserita per i prodotti i cui ingredienti di origine agricola provengono tutti dal nostro Paese. Non giova neppure al sistema produttivo nel suo complesso, a quello che nel bio potremmo definire Sistema-Paese, perché l’introduzione di ulteriori balzelli e vincoli burocratici aumentano i costi nel loro complesso e fanno perdere competitività nel panorama internazionale. Invece di ridurre gli oneri e gli orpelli burocratici, così come in più occasioni governo ed associazioni hanno richiesto all’UE, sul piano nazionale si introducono barriere e costi inutili che nulla apportano in termini di valore aggiunto. Pensiamo ad un’azienda agricola o a un piccolo trasformatore, aderente ad un distretto biologico come inizialmente prevede il DM, che ad ogni transazione deve imputare in un sistema informatico una serie di dati; quasi certamente dovrà pagare un soggetto terzo che svolgerà questo tipo di attività, ma chi paga questa attività? Sicuramente non il mercato che oggi non è nelle condizioni di farlo, vi dovrà provvedere il produttore finché resisterà. Se tutto questo lo proiettiamo su migliaia di operatori e su un mercato molto più vasto la situazione rischia di diventare economicamente insostenibile e invece di recuperare produttività ed efficienza si ottiene esattamente il contrario.
Se poi il DM, come sembra dalle informazioni in esso riportate, è collegato al previsto marchio bio nazionale ed alla banca dati transazioni di cui al D lgs. 143/2023 art. 21 comma 1, la sua ratio è ancor meno giustificata poiché l’origine, come abbiamo precedentemente scritto, è già garantita sul piano della normativa comunitaria. In aggiunta, sul piano economico, i nostri prodotti raggiungono già i mercati esteri per oltre il 50% della produzione proprio perché soddisfano le richieste dei più svariati mercati e fra le principali motivazioni anche perché sono italiani. Inoltre, siamo in un sistema certificato in cui ogni operatore o gruppo di operatori è verificato e valutato da un organismo terzo che negli anni ha dato prova di efficacia; a questo proposito è sufficiente il basso livello di non conformità e di difettosità del sistema bio che è ben inferiore rispetto ad altri sistemi di produzione. Per quale motivo continuare a dubitare di un sistema al cui vertice sta l’Autorità Competente?
In un periodo in cui il commercio internazionale è caratterizzato da guerre commerciali a suon di dazi e, talvolta, anche peggio, il biologico non sente la necessità di nuove barriere non tariffarie.
Fabrizio Piva
Notizie da GreenPlanet
Mozzarella di bufala: operazione trasparenza
Vino, l’Azienda Agricola Falezze ottiene la certificazione bio
Le novità e le tendenze a SANA 2023
news correlate
Bio-anatema: come “Il Foglio” scambia l’agricoltura biologica per esoterismo
In questo scorcio agostano, in cui si deve pur riempire qualche pagina, ci mancava che qualcuno intonasse una preghiera, non da qualche luogo di culto
Sostenibilità a parole e deregolamentazione nei fatti, la coerenza che manca in UE
Il biologico è stato uno degli strumenti di politica agraria, fra i più efficaci, nel coniugare agricoltura ed ambiente. A partire dal 2019 ha fatto
Le associazioni del Bio non cadano nella trappola: necessario mantenere un carattere distintivo
Lo scorso 14 maggio la Commissione UE ha proposto una serie di semplificazioni in vista della nuova programmazione PAC post 2027 di cui abbiamo dato
Biologico, una crescita spinta dal basso, frenata dall’alto. I nuovi dati NielsenIQ
Nell’assemblea congiunta di Assobio e Consorzio il Biologico, tenutasi lo scorso 27 maggio 2025, Nicola De Carne di NielsenIQ ha presentato un aggiornamento sul mercato