Biologico in Italia, 2025 tra progressi e criticità: la voce delle associazioni

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In chiusura di anno, GreenPlanet è andato a interpellare le tre principali Associazioni del settore bio – FederBio, AssoBio e AIAB -, per raccogliere il loro parere su luci e ombre di un 2025 che, come vedremo, riscuote un incasso complessivamente positivo su quanto messo in campo dalle Istituzioni per sostenere il settore, con l’arrivo del Marchio del Biologico Italiano unanimamente apprezzato. Un voto positivo al 2025 dunque, nel complesso, ma con la sottolineatura da parte delle tre Associazioni che rimangono diversi punti critici e su questi bisogna intervenire rapidamente per fronteggiare le tante sfide con cui si deve confrontare il settore. Ma vediamo i pareri dei presidenti delle tre Associazioni:

Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio -“Anche nel 2025, pur in una fase difficile complessivamente dal punto di vista economico, l’andamento delle vendite del mercato del biologico ha continuato ad evolversi in positivo e questo è sicuramente un segno che i cittadini e i mercati si stanno rendendo conto che la sostenibilità significa garantire non solo la salute dell’ambiente, ma anche la salute delle persone. Questi segnali sono sicuramente positivi, però sono emerse anche delle criticità e le criticità sono quelle relative all’ impatto del clima e dei mercati che hanno portato, da una parte alla perdita di produzione, e dall’altra ad un abbassamento dei prezzi al produttore. Quindi è necessario sostenere anche per il biologico una ricerca e una formazione adeguata per affrontare tutti i cambiamenti in atto e garantire una capacità di produrre in maniera positiva, soprattutto a dei prezzi che garantiscano un reddito ai produttori agricoli. Poi, altri punti su cui intervenire sono quelli che sappiamo da sempre, ovvero maggiore semplificazione, perché le piccole e medie aziende sono veramente in difficoltà a seguire norme che, diciamo, impongono un livello di tipo amministrativo che la piccola e media azienda non si può permettere. Infine, ci vuole un investimento strategico in ricerca e innovazione, non solo per le NGT, ma anche per l’agroecologia, il biocontrollo, le sementi dedicate al biologico. Bisogna garantire ricerca nelle direzioni diverse, in modo che ci siano modi di produrre alternativi che possano fornire nel tempo, anche con l’evoluzione delle cose, le risposte giuste. Ecco, ci auguriamo che sul 2026 continui il trend di mercato positivo, ma si metta mano a questi punti fondamentali, garanzia dei prezzi, semplificazione, ricerca, innovazione e formazione e poi, soprattutto, che la PAC del futuro non vada nella direzione opposta a quella che è andata fino ad oggi, nel senso che con il fondo unico si rischia che le misure agroclimatiche ambientali, dove stanno anche quelle del biologico, invece di fare passi avanti si facciano passi indietro e questa sarebbe una contraddizione insostenibile”.

Nicoletta Maffini, presidente AssoBio – “Considerando la complessità economica in Italia e nel mondo, possiamo affermare che il 2025 si chiude con un leggero ottimismo: i consumi sono in leggero aumento sia a valore che a volume, così come le superfici agricole.
Lavoreremo per accrescere la consapevolezza verso il consumatore sul valore dell’agricoltura per la salute, si tratta di un vero e proprio investimento che porterebbe benefici anche per il nostro Paese.
A sostegno di questa affermazione possiamo rileggere i dati pubblicati, lo scorso autunno, relativi alla ricerca su campione umano del valore della dieta mediterranea biologica, ricerca condotta dall’università Tor Vergata con il coordinamento della professoressa Laura Di Renzo, che mostrano l’effetto benefico del biologico sul microbiota intestinale. Ci auguriamo, inoltre, che il Marchio del Biologico Italiano presentato lo scorso autunno dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, contribuisca a valorizzare i prodotti biologici italiani. Come Associazione continueremo a chiedere sostegno alle Istituzioni in Italia come in Europa, chiediamo semplificazione della burocrazia e fondi per la promozione oltre che per lo sviluppo delle aziende agricole.
La nuova PAC desta qualche preoccupazione, si parla di taglio dei fondi in un momento in cui sarebbe fondamentale continuare ad investire in questo settore, unico modello sostenibile e rispettoso del pianeta, unica agricoltura capace di rigenerare la terra dopo alcuni anni di conversione.
Per il 2026 auspichiamo un’ulteriore crescita dei consumi, oltre che della produzione, continueremo a lavorare insieme a Federbio e Consorzio Il Biologico perché siamo certi che sia indispensabile unire forze ed energia per risultati migliori!”.

Giuseppe Romano, presidente AIAB – “Sicuramente il 2025 è stato un anno estremamente intenso per il biologico. Sono state messe in campo risorse decisamente importanti per quanto riguarda i sistemi di assistenza tecnica alle aziende attraverso il Bando Associazioni, il Bando Biodistretti e il Bando Filiere appena realizzato che probabilmente avrà la sua ricaduta più grande nel 2026, quindi è stato, anche questo, un anno di importanti risorse investite. Abbiamo avuto di positivo anche la definizione, finalmente, del Marchio Italiano del Bio che, auspichiamo, possa essere uno strumento di miglioramento del mercato e delle potenzialità commerciali ed economiche delle aziende. Insomma, possiamo dire che dal punto di vista politico, di interesse e di attività, abbiamo un riscontro positivo anche per il 2025. Dobbiamo anche dire che i dati ISMEA presentati il 23 settembre scorso non sono apparsi così positivi per il settore e inducono a proiezioni, per quanto riguarda aziende e superfici, non positive per il 2026. Nulla di drammatico, ma è il momento di invertire la rotta. Per invertirla è necessario semplificare e sburocratizzare, il che non vuol dire deregolamentare, ma vuol dire creare dei sistemi di controllo e di verifica assolutamente più smart, più idonei agli ODC e alle aziende, anche attraverso i sistemi informatici che abbiamo a disposizione nel Sistema Nazionale dell’agricoltura sui quali però il biologico è oggettivamente rimasto indietro in questi anni e che noi, come Associazione, spingiamo affinché vengano quanto prima allineati, quindi che ci sia un upgrade tecnologico dei sistemi del biologico sul SIAN insieme ad Agea. Rimangono sul 2025 due aspetti estremamente critici, il primo legato alla ricerca, ai fondi per la ricerca che sono imbarazzantemente bloccati ormai da anni; l’altro punto critico è quello del taglio del fondo mense e auspichiamo che nel 2026 la questione venga seriamente riaffrontata e rimessa in discussione in termini sia di policy che di bilancio, in modo da rilanciare un settore strategico per la parte commerciale del settore, ma anche per la parte di educazione alimentare e di conoscenza del bio e dei suoi valori per i cittadini. Inoltre, stiamo cercando di coordinare una lettera al Ministero per una revisione del Decreto legislativo 148, questione più volte anticipata ai tavoli, ma di cui non abbiamo visto ancora l’inizio, e anche il Decreto non conformità. In particolare, come abbiamo già detto in altre occasioni, rimane inaccettabile e intollerabile il concetto di intenzionalità del dolo sulle non conformità da parte delle aziende, è una delle questioni su cui bisognerà lavorare seriamente per il 2026”.

 

Cristina Latessa

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