Biodiversità: bene da tutelare, prezioso per la vita

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Oggi si fa sempre più un gran parlare di biodiversità e se ne parla perché, purtroppo la biodiversità si sta riducendo sempre di più con conseguenze dirette e indirette che coinvolgono diversi ambiti del vivente. Questa ‘diversità della vita’ o ‘variare delle forme’ che riguarda sia i vegetali che gli animali, è alla base dell’esistenza stessa, è quel meccanismo che permette a ogni essere vivente di trovare il proprio ruolo, la propria funzione all’interno della Natura. Funzione necessaria e indispensabile a mantenere in vita altri esseri creando una catena che lega tutte le creature (sia animali che vegetali). Per fare un semplice esempio, si può dire che quello che è scarto per un determinato essere diventa il nutrimento per un altro; le api senza i fiori non sarebbero pensabili…. Ma perché si è ridotta la biodiversità?

L’uomo è l’essere maggiormente evoluto all’interno dei regni della Natura. Ciò comporta una enorme responsabilità. Ma non sempre questa funzione viene recepita. Nei millenni l’uomo è intervenuto sul territorio e sulla Natura e ha operato delle scelte che sono servite a garantire la sua esistenza contro la Natura, a volte selvaggia e ostile. Già i romani facevano disboscamenti e con il progresso tecnologico lo sfruttamento è diventato sempre più intenso, al punto che ai giorni nostri è possibile vedere aree molto vaste completamente prive di alberi e arbusti: sono scelte operate per favorire l’agricoltura intensiva o industriale.

Ma cosa è avvenuto? È avvenuto che si è passati da un estremo all’altro: se un tempo era l’uomo che temeva la Natura, ora è la Natura che teme l’uomo!

Dunque nella pianificazione delle scelte per la gestione di un territorio, soprattutto in agricoltura, occorre maggiore equilibrio. E occorre cambiare approccio nei confronti della vegetazione spontanea (erbe, arbusti, alberi), la quale, va sì controllata, ma vanno anche riconosciuti i vantaggi che può offrire. Faccio un esempio: piante come l’ortica, la carota selvatica e l’achillea sono oggetto di studio perché favoriscono la presenza di numerosi insetti utili, oltre a possedere svariate proprietà; alberi e arbusti offrono rifugio e riparo agli uccelli.

Sempre nella gestione del territorio, stanno scomparendo stagni, laghetti e siepi perché considerati ingombranti e inutili. È bene sapere che vi è più biodiversità in 1 metro quadro di acqua rispetto ad 1 metro quadro di prato o di bosco, e ognuno di questi tasselli ha delle relazioni ben precise con altri esseri viventi.

Faccio un altro esempio: vi è un importante insetto utile (un insetto predatore) che per potersi riprodurre ha bisogno di ambienti, anche piccoli, come lo stagno o il laghetto e della relativa vegetazione: questo insetto è la libellula. Si potrà obiettare che le zone umide favoriscono anche la presenza di zanzare… ma se vengono messi in acqua una dozzina di pesci rossi si riduce di molto il rischio di infestazione, con grande beneficio per l’ambiente (i pesci rossi mangiano le larve di zanzara).

Esistono delle soluzioni? Può esserci un’inversione di marcia? L’agricoltura biodinamica, ideata da Rudolf Steiner nel 1924, nel rispetto dell’ambiente, fa dell’uso di alcune piante spontanee il proprio punto di forza ponendosi come valida alternativa allo sfruttamento indiscriminato. Queste piante sono l’achillea, la camomilla, l’ortica, il tarassaco, la valeriana, l’equiseto e la corteccia di quercia.

Ovviamente in agricoltura biodinamica non si fa uso di diserbanti o inquinanti perché ogni volta che vengono usati non si elimina solo il parassita nocivo, ma si uccidono anche tutti gli organismi utili, si avvelena la terra e l’acqua e si intossicano tutti gli esseri che entrano in contatto con queste sostanze. L’agricoltura biodinamica è diffusa in tutto il mondo e unisce aspetti legati all’ecologia, al sociale e alla sostenibilità, senza tralasciare comunque le rese. È necessario cambiare atteggiamento nei confronti della Natura e dobbiamo sostenere chi compie queste scelte.

L’anno 2010 è stato indicato dall’ONU, l’anno dedicato alla Biodiversità, un segno di grande sensibilità, che fa sperare che qualcosa possa ancora cambiare.

Fabio Fioravanti (tecnico biodinamico, redazione@aromatario.it)

ALCUNI DATI SU CUI RIFLETTERE

Le piante spontanee conosciute sul pianeta sono circa il 25% di quelle esistenti e la maggior parte di quelle ancora sconosciute sono presenti nella Foresta Amazzonica. Delle piante conosciute fino ad oggi (25%) solo il 5% sono state studiate ai fini terapeutici e se ne conoscono i preziosi benefici. Molti importanti principi attivi, anche di farmaci moderni, sono stati identificati e isolati dalle piante spontanee. Occorre assolutamente proteggere questo enorme e importantissimo patrimonio dell’umanità, per le sue enormi potenzialità nel campo della salute. 

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