Biodistretto dell’Appennino Bolognese: un modello di sviluppo sostenibile tra tradizione e innovazione

Lucio Cavazzoni

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Il Biodistretto dell’Appennino Bolognese, una rete che unisce oltre 100 soci tra aziende agricole, trasformatori, artigiani e amministratori locali, rappresenta un esempio di come un territorio fragile possa diventare il motore dello sviluppo sostenibile. In un’area che comprende oltre 30 Comuni tra le valli del Reno e del Santerno, il Biodistretto sta promuovendo un modello di economia circolare e comunitaria, che guarda alla “intelligenza naturale” come motore di innovazione e crescita.

Il presidente del Biodistretto, Lucio Cavazzoni, ospite alla trasmissione Qui Emilia-Romagna di TV7 Gold, sottolinea che l’obiettivo principale della rete è quello di rafforzare i legami tra i soci, creando nuove alleanze tra produttori, commercianti, ristoratori e amministratori locali. “Vogliamo costruire una struttura di forte alleanza, dove ognuno ha un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo e sostenibilità del nostro territorio”, afferma Cavazzoni.

Il progetto del Biodistretto è nato nel 2017 grazie alla lungimiranza di Simona Caselli, l’allora assessora regionale che ha colto l’opportunità di strutturare una comunità per ricostruire economia e socialità in un territorio fragile. Un’iniziativa che ha trovato supporto nella normativa nazionale sui Biodistretti e che ha visto coinvolti anche amministratori pubblici e università. “La sfida è anche quella di rispondere a un’economia globale, che non può competere con le piccole produzioni artigianali e agricole dell’Appennino”, commenta Cavazzoni.

Il Biodistretto ha raggiunto importanti traguardi in questi anni, grazie a progetti formativi, di consulenza per le imprese e di ricerca. A partire dal prossimo settembre, sono previsti nuovi investimenti che puntano a promuovere e valorizzare il territorio, con progetti che favoriranno la creazione di prototipi, la ricerca e l’innovazione.

Nel cuore di questa iniziativa, c’è anche il sostegno al biologico, che in Emilia-Romagna è una realtà consolidata da oltre 30 anni, in particolare nelle mense scolastiche. Ora, il Biodistretto punta a trasformare le mense in veri e propri promotori di nuova agricoltura e di un’economia territoriale che coinvolga i giovani e valorizzi le produzioni locali. “Il prodotto biologico è importante, ma la vera forza sta nel legare il cibo al territorio, agli agricoltori e agli allevatori”, conclude Cavazzoni.

Un passo importante per il Biodistretto sarà la definizione del concetto di “agricoltura artigiana”, che riflette l’approccio unico degli agricoltori dell’Appennino, che vedono nella loro attività un mix di mani, cuore e intelligenza. Un modo di fare impresa che si fonda sulla passione e sulla cura dei dettagli, con l’obiettivo di emergere come un modello distintivo di sostenibilità e innovazione.

La Redazione

Notizie da GreenPlanet

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