Sull’aumento dei costi di produzione e delle materie prime (vedi news), abbiamo chiesto l’opinione di due figure autorevoli e competenti su due specifiche filiere, tra le più segnate da questi aumenti: quella del latte e quella dei cereali.
GRANAROLO S.p.A.
Sta aumentando tutto, anche ne mercato Biologico. Ma il latte non può essere ridotto ad una commodity. A fronte di questo scenario, servono risorse straordinarie. Ecco le assi portanti dell’opinione di Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo S.p.A.
Anche nel biologico, aumentano i costi per l’alimentazione animale e questo determina una forte inflazione sui costi di produzione da stalla. I temi che si pongono, a cascata, sono molteplici. Uno dei più rilevanti: “capire come spalmare questi rincari dagli allevatori al resto della filiera”, spiega Calzolari.
“Da mesi – aggiunge – le quotazioni dell’alimentazione animale crescono, solo che lungo la filiera a questo aumento si sommano altre inflazioni per carta, energia, plastica, logistica”.
Rispetto ai consumatori, Calzolari commenta: “A valle ci sono le famiglie e i consumi sono in calo. Per questo la GDO non vuole scaricare l’inflazione sui consumatori. È comprensibile”. Come muoversi, quindi? “Riteniamo immorale che il latte, bio in primis, venga venduto al consumo a un prezzo inferiore a quello dell’acqua minerale. È un alimento cardine per la dieta dei bambini e anche in altre fasi della vita, ha importanti sostanze nutrizionali e lo abbiamo ridotto a commodity. Avviene solo in Italia”. E su questo punto, Calzolari specifica: “In Francia non si trova un litro di latte al consumo inferiore a un euro”. Ecco che viene spontaneo riflettere su come le istituzioni possano intervenire, per tamponare la situazione: “Ci vuole qualcosa in più di un’azione generica, o di azioni una tantum unidirette”.
Calzolari individua le preoccupazioni principali dei trasformatori nel “dover sopportare un costo che non trova adeguata remunerazione sul mercato” e in guardia: “Il principio della rivisitazione del prezzo in favore degli agricoltori è sano, ma dobbiamo essere certi che non diventi un boomerang, ovvero che non se ne avvantaggi chi paga latte sottocosto, facendo dumping”.
FIORENTINI ALIMENTARI
Sul fronte cereali, per Simona Fiorentini, export e marketing manager dell’azienda piemontese di gallette e snack ad alta valenza salutistica, “Per una ripresa, auspicabile soprattutto dopo due anni di stasi e incertezze, questa situazione non è sostenibile.
“Nell’ultimo periodo – precisa – abbiamo riscontrato un aumento dei prezzi delle materie prime mai rilevato in maniera così estesa e generalizzata. I cereali da agricoltura biologica hanno registrato picchi di rincaro anche del 30% o 40% quest’anno”.
È dunque inevitabile che dati così si ripercuotano sull’attività di un’azienda che realizza buona parte dei prodotti con questi cereali. “Noi cerchiamo di affrontare questa difficoltà cercando di limitare gli aumenti sui prodotti finiti, e quindi sui consumatori, ma risulta sempre più difficile. Il fatto di utilizzare la maggior parte delle materie prime di origine italiana ci consente di dover far fronte solo in minima parte all’aumento dei costi dovuti alla logistica”. E quando si importa all’estero? “In questo caso troviamo difficoltà nel reperire e organizzare i trasporti e i costi lievitano inevitabilmente”. Il commento di Fiorentini è perentorio: “Riteniamo che questa situazione possa essere una pericolosa barriera che scoraggia chi cerca di fare impresa senza incidere sui consumatori”. Il ruolo delle istituzioni, secondo Fiorentini, deve andare in una precisa direzione che supporti il tessuto produttivo: “La speranza è che le istituzioni possano intervenire per andare incontro alle aziende e di conseguenza ai consumatori”.
Stefania Tessari