I dati sono aggiornati al 2016 e la fonte è l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). A livello globale, più dell’80% delle persone che vivono in aree urbane è esposta ad aria con livelli di inquinamento superiori ai limiti consigliati dall’Organizzazione. Il calcolo è naturalmente relativo alle aree metropolitane dove viene monitorata la qualità dell’aria.
Tutte le città rilevano presenza di inquinanti ma quelle dove si rischia di più sono le metropoli nelle aree e nelle nazioni a più basso reddito. Secondo il database dell’OMS, il 98% delle città più povere e con più di 100 mila abitanti non soddisfa i parametri di qualità dell’aria scritti dall’OMS. Nei Paesi più ricchi questa percentuale scende al 56%. A settembre era stato calcolato sempre dall’OMS che il 92% della popolazione mondiale viveva in luoghi dove i livelli di qualità dell’aria non soddisfano i limiti fissati per le particelle sottili, ovvero una media annuale di 10 microgrammi per metro cubo.
E a proposito di inquinamento dell’aria e dei suoi effetti sulla salute, il World Health Statistic 2017, pubblicato poche settimane fa, inserisce l’inquinamento dell’aria tra le cause principali di morte in Europa. In particolare sono i Paesi dell’Europa dell’Est a registrare i tassi di mortalità più alti legati all’inquinamento atmosferico. L’Italia, nella classifica stilata dall’OMS e formata da 50 Paesi europei, si pone al 29.mo posto. I tassi annuali di particolato (PM2.5) nelle aree urbane (μg/m3) in Italia hanno un valore del 18,2 contro il 5.9 della Svezia da una parte (prima tra le nazioni virtuose) e il 55,1% della Bosnia, un vero inferno per la salute.
Il database dell’OMS copre 3.000 città in 103 Paesi.