Agricoltura omeopatica, nuova frontiera

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 In Trentino si sperimentata un nuovo modello di agricoltura, quella omeopatica. Ma non si pensi ad un’agricoltura non produttiva e scarsamente remunerativa, anzi a prove fatte dimostra di essere più produttiva e più redditizia di quella biologica, ma anche di della produzione integrata. L’esempio concreto di quanto stiamo affermando lo si trova a Carzano dove Roberto Denart assieme alla moglie Maria Pia, da tre anni ha imboccata questa strada nella coltivazione dei suoi 3,5 ettari di terra. Si tratta soprattutto di mirtillo e in piccola parte mele e fragole. La scelta del biologico è del 1999, quando vinse il primo premio nel concorso della Fondazione Debellat per l’innovazione apportata nella sua azienda.

Dopo alcuni anni di attenta osservazione la scelta della biodinamica, che peraltro prevedeva l’uso di prodotti insetticidi, sempre a base biologica, ma pur sempre abbattenti gli insetti utili, e quindi la scelta della omeopatica.

«Io, che non volevo usare i prodotti che credevo non fossero autorizzati nella biodinamica, ho scoperto che la differenza con il biologico era solo nella concimazione», afferma Denart. Il risultato, rilevato dopo attenta osservazione, è stato che quando si combattevano gli insetti dannosi assieme a questimuoiono anche quelli utili aprendo così la strada a nuovi interventi con la chimica. «Il mio obiettivo – afferma – era portare in equilibrio le piante. Per far questo ho dovuto osservare attentamente il ciclo delle malattie facendo poi dei preparati omeopatici in azienda per combatterle.»

Dopo tre ani di prove effettuate in collaborazione con l’Università di Bologna sul progetto Bioframe finanziato dalla Provincia, ho trovato il giusto equilibrio scoprendo anche che si può colpire la malattia o l’insetto, a varie percentuali del principio attivo. Gli insetti hanno delle frequenze, e facendo il trattamento queste vengono cambiate. Ci vuole molta attenzione, ma con molta osservazione tutti potrebbero farlo.

La filosofia è mantenere un buon equilibrio fra insetto utile e nocivo: se questi ultimi spariscono tutti, l’utile fa la stessa fine perché non trova cibo. Ecco allora l’importanza di trovare un equilibrio: se abbiamo un 50% di utili va bene anche un 20% di nocivi. Lo stesso equilibrio va trovato anche sul terreno ad esempio sfalciando l’erba solo una-due volte l’anno. Bisogna curare le talpe, che fanno parte del ciclo naturale: se ho la talpa ho il topo, se ho questo ho il serpente. Se non curo questi equilibri avrò il topo che mi mangia le radici delle piante perché non trova altro da mangiare. Abbiamo i ricci che si riproducono, gli uccellini, anche se qualcuno lo mangiano i serpenti».

Da questa agricoltura che pare d’altri tempi, ma che si sta dimostrando vincente, almeno esaminando i dati produttivi dei coniugi Denart: le piante di melo hanno dato una media di 15 kg al secondo anno dall’impianto, mele bellissime oltre che di sapore eccezionale, che vengono vendute in azienda e nel circuito dei negozi bio del Veneto, perché in Trentino non c’è domanda, a un prezzo che va dal’euro e 30 all’euro e 50 al kg, piante di fragola coltivate su un cumulo di terra, con una produzione media di 450-550 grammi a pianta, a fronte dei 300 di quelle fuori suolo, mirtillo molto grosso e abbondante, il più bello che arriva a S. Orsola. (fonte: Trentino – Corriere delle Alpi)

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