Il 2022 per Cultiva, azienda storica nel settore della IV Gamma, sarà all’insegna del biologico e della sostenibilità. Si prospetta un periodo di crescita dopo i grandi cambiamenti dello scorso anno, legati alla nomina di Federico Boscolo, figlio del patron Giancarlo, a nuovo AD del Gruppo, al lancio del brand commerciale Cultiva e agli innesti manageriali di alto profilo.
Novità importanti in termini strategici, in linea con i valori fondanti della realtà veneta. Tra questi la sostenibilità circolare, nelle sue tre declinazioni: ambientale, sociale ed economica, e l’avanguardia tecnologica, che punta ad una nuova agricoltura. Entrambi concetti espressi appieno dal brand Cultiva “il Bio 4.0”.
Ma il consumatore aveva davvero bisogno dell’ennesima gamma di insalate in busta, sebbene bio? Lo abbiamo chiesto un po’ provocatoriamente a Irene Paladino, Marketing e Communication Director, entrata in Cultiva grazie alla riorganizzazione aziendale dello scorso anno.
“Non tutte le insalate pronte sono uguali”, risponde Paladino senza esitare. “Gli standard di Cultiva sono da sempre rigidissimi in termini di sicurezza e tracciabilità, perché l’azienda è da sempre abituata ad operare in mercati più maturi, come gli States e il Regno Unito. Inoltre, la nostra nuova proposta racchiude in sé tutti i nostri valori aziendali più importanti, un plus tangibile di cui il Trade si è già accorto rispondendo con interesse e curiosità. Le nostre insalate si propongono come un contenitore di valori per un consumatore sempre più attento, non solo a quello che porta in tavola ma anche all’impatto che i prodotti che sceglie hanno sul futuro di tutti ”.
Oggi l’OP Cultiva può contare su oltre 170 ettari di superfici dedicate a bio, con nuovi terreni in conversione anno dopo anno, distribuiti tra 20 aziende agricole lungo tutta la penisola, di proprietà e socie di medio/grandi dimensioni.
“Per noi Cultiver – sottolinea Paladino – gli obiettivi europei fissati dall’agenda 2030 e dalla Farm to Fork sono veri e propri indirizzi strategici aziendali. Non a caso abbiamo dato il kick-off al progetto CN5: Carbon Neutral in 5 anni, implementando svariate attività come “Viride”, nato dalla partnership con la Michigan State University (USA) e Pixag, che implementa l’utilizzo di un software per aiutare i produttori a programmare e ottimizzare le rese in campo e “Carta”, che ha già riscosso grande curiosità e ricevuto importanti premi, volto a risolvere in modo automatizzato la problematica delle infestanti in colture con densità alte senza l’utilizzo di fitofarmaci”.
Rispetto alle leve del successo su cui punta Cultiva bio, la manager spiega: “La strategia ‘bio 4.0’ si fonda su elementi, o meglio strumenti e tecniche, reali come: sementì di qualità, reti antinsetto, carta pacciamante, macchina stendi/semina, sovesci mirati, tecnologia digitale e intelligenza artificiale. La nostra idea è applicare l’innovazione al metodo biologico: solo così possiamo ottenere la vera sostenibilità, con risultati altrimenti irrealizzabili”. La forza di Cultiva è quella di essere una OP con un anima che nasce in campo ed è da lì che partiamo per essere distintivi e differenti.
Un’ultima domanda sul biodinamico, al centro del controverso dibattito che accompagna il lungo iter di approvazione della legge sul bio. Risponde così Paladino: “Al momento Cultiva non ha interesse ad avvicinarsi a questo tipo di produzione. Secondo il nostro direttore Area Operation Agricole e Technical Innovation , infatti, si tratta di un metodo ancora troppo lontano da qualcosa che si possa chiamare scienza. In particolare si ritiene che molti aspetti del biodinamico siano seri e condivisibili, ma che ad oggi siano purtroppo ancora mescolati a pratiche ‘esoteriche’ che ne fanno una tecnica non validabile scientificamente”.
Chiara Brandi