‘In un susseguirsi di momenti apparentemente lenti e di infinita maestosità appare improvvisamente oltre i margini della luna un gioiello luccicante, una delicata sfera azzurra avvolta da vorticanti veli bianchi. Emerge pian piano come una perla da un mare profondo, insondabile e misterioso. Hai bisogno di un po’ di tempo per capire che si tratta della Terra’, scrisse nel 1971 l’astronauta americano Edgar Mitchell mentre guardava dalla navicella spaziale Apollo 14. La Terra non a caso è chiamata anche ‘il pianeta blu’. Il 70% della sua superficie è coperta d’acqua ma l’acqua potabile pulita vi è distribuita in modo diseguale. Secondo l’UNICEF almeno 768 milioni di persone bevono acqua non pulita.
2,5 milioni di persone non hanno accesso a impianti sanitari puliti ed efficienti e circa 2.000 bambini al giorno muoiono prima dei cinque anni d’età di dissenteria per aver bevuto acqua non potabile o per servizi igienici inadeguati. A livello globale si spendono ogni anno centinaia di miliardi di euro per curare le malattie causate dall’acqua non potabile invece di prevenire e investire nell’accesso a strutture sanitarie adeguate e all’acqua potabile pulita. Nel 2001 l’ONU ha annunciato di voler dimezzare il numero di persone senza accesso continuato a acqua potabile pulita. Nel 2010 le Nazioni Unite hanno fissato il diritto all’acqua pulita e a servizi sanitari come diritto umano.
122 dei 163 paesi rappresentati alle Nazioni Unite hanno votato a favore della dichiarazione ma il diritto all’acqua non è vincolato dal diritto internazionale e quindi non può essere preteso giuridicamente. Una richiesta in tal senso era stata avanzata dalla Bolivia la cui storia recente è caratterizzata proprio da conflitti per l’acqua.
La guerra dell’acqua di Cochabamba. Nel 1997 un consorzio di diverse imprese con a capo la multinazionale statunitense Bechtel, si sono aggiudicate i diritti per la fornitura di acqua a Cochabamba, la terza città più grande della Bolivia. Con la gestione privata l’acqua è immediatamente rincarata del 300% e molta gente, tra cui una fetta consistente della popolazione indigena non poteva più permettersi l’acqua potabile. Agli inizi del 2000 oltre 40 organizzazioni si unirono nell’associazione "Coordinamento per la difesa dell’acqua e della vita". Dopo prolungati e massicci scontri tra la popolazione manifestante e la polizia il governo boliviano si vide costretto ad annullare i contratti con il gestore privato. In Bolivia la fornitura dell’acqua è tornata ad essere pubblica.
Acqua preziosa in bottiglia. ‘Fiji Water’ è il principale prodotto d’esportazione dello stato insulare delle Fiji. L’acqua viene pubblicizzata come ‘incontaminata e particolarmente sana’ e in virtù delle sue proprietà in Italia costa – in offerta – 5 euro al litro. Pochi consumatori però sanno che dal 2006 le Fiji sono governate da una dittatura militare che fa rapire, incarcerare e torturare gli oppositori. Inoltre a Fiji solo il 47% della popolazione ha accesso all’acqua potabile pulita. Gli abitanti dei paesi che importano ‘Fiji Water’ hanno maggiore accesso all’acqua delle Fiji degli stessi Fijani. I proprietari del marchio "Fiji Water" invece stanno negli Stati Uniti.
L’imbottigliamento di acqua potabile crea grandi problemi anche in Pakistan dove la multinazionale svizzera Nestlé produce ‘Pure Life’, il marchio più venduto dell’azienda. Il documentario vincitore di diversi premi ‘Bottled Life’ (2012) del giornalista di Zurigo Res Gehriger mostra la situazione delle persone che vivono nelle vicinanze della fabbrica in cui l’acqua viene imbottigliata. Da quando la Nestlé ha iniziato la sua attività, il livello dell’acqua sotterranea è sceso in modo drastico. I pozzi d’acqua che servivano la popolazione ormai forniscono solo una specie di brodaglia scura e neanche gli operai della fabbrica di imbottigliamento possono permettersi ‘Pure Life’.
Maude Barlow, ex-consigliera delle Nazioni Unite per le questioni legate all’acqua, non usa mezze parole: Nestlé ruba le riserve d’acqua delle persone e le priva delle necessarie basi vitali. Secondo il presidente della Nestlé Peter Brabeck, l’idea che l’acqua debba essere un diritto è un’idea estrema. L’acqua, dice Brabeck, è piuttosto un bene alimentare che come tale dovrebbe avere un suo prezzo di mercato.
*La battaglia europea contro la privatizzazione dell’acqua potabile*
I conflitti per l’acqua non divampano solo in America Latina o in Asia. Il dibattito si è fatto acceso anche a casa nostra. Agli inizi del 2013 la Commissione Europea per la Concorrenza discuteva delle linee guida per la liberalizzazione della fornitura di acqua secondo cui i comuni potevano cedere la fornitura dell’acqua a imprese private. L’iniziativa popolare europea "Right2Water" (Diritto all’acqua) ha raccolto più di 1,5 milioni di firme per bloccare il progetto di privatizzazione, tanto che a fine giugno 2013 la Commissione Europea si è vista costretta a dichiarare che non vi sarà alcuna privatizzazione dell’acqua potabile nell’Unione Europea. La Commissione ha poi aggiunto che si era trattato di un malinteso poiché non vi era stata alcuna intenzione di delegare a imprese private la fornitura dell’acqua.
La forte pressione esercitata dalla cittadinanza europea è riuscita quindi ad affossare l’idea secondo cui l’acqua è una semplice merce che può essere messa sul mercato e ha invece riaffermato il principio per cui l’acqua è piuttosto una risorsa a cui tutte le persone hanno diritto.
La vittoria del movimento civico europeo non è però facilmente esportabile. E’ poco probabile che la popolazione delle Fiji possa esercitare la stessa pressione e protesta sul proprio governo dittatoriale. Un cambiamento delle politiche del governo fijano e di governi affini nel senso di maggiori investimenti nelle strutture pubbliche difficilmente avverrà senza forti pressioni dall’estero.
Il 97% dell’acqua terrestre è acqua salata degli oceani. Solo il restante tre per cento è acqua dolce. Questa per il 70% si trova sotto forma di ghiaccio ai poli, nei ghiacciai montani e nel permafrost. L’acqua potabile è un bene prezioso e distribuito in modo diseguale sulla terra. Secondo Martin Geiger del WWF Germania lo spreco, la cattiva gestione e i sistemi di irrigazione inefficienti consumano troppo e contribuiscono a una progressiva scarsità di acqua. Inoltre, sostiene Geiger, le temperature più alte dovute al riscaldamento globale fanno sì che una maggiore quantità di acqua evapori prima di essere utilizzata.