Volentieri riportiamo queste frasi rilasciate da Fabrizio Piva, amministratore delegato del CCPB di Bologna, ad altro sito che si occupa dei nostri temi. Le riportiamo perché danno forza alla difesa del biologico da attacchi davvero sconcertanti come quello mosso al biologico dal patron di Eataly Oscar Farinetti.
Scrive Piva: ‘Il biologico è un patrimonio di tutti, in particolare di tutti coloro che attraverso regole e disciplinari di produzione trasparenti e condivisi, vogliono coniugare sostenibilità e produttività, che non è affatto una brutta parola. Per questo quando usiamo il termine certificazione biologica, usiamo una parola che ha un valore riconoscibile ormai non solo nel ricco occidente ma in tutto il mondo: Cina, India, Corea, Giappone, Brasile, Argentina, Africa Mediterranea. In questi e molti altri Paesi il biologico – ricorda sempre Piva – è anche sinonimo di certificazione, di garanzia di sistemi di produzione che hanno tratto un grande beneficio dalla certificazione.
È ora di smettere di insinuare che la certificazione aumenti i costi di produzione: il processo di certificazione biologica incide per lo 0,001% sui costi di un’azienda, e forse ancora meno sul valore del prodotto finito. Perché non si fa mai un raffronto costi/benefici portati dalla certificazione analizzando quanti benefici ha portato la certificazione per migliaia di aziende in Europa e nel Mondo che hanno imparato ad operare seguendo modalità di produzione rintracciabili, in grado di valutare l’apporto in termini di input utilizzati? Perché non si dice quanti benefici tutto questo ha apportato per razionalizzare i costi di produzione’.
Farinetti aveva scritto: ‘il biologico è un concetto confuso e farmaceutico che non piace a noi gourmet’. Abbiamo così scoperto che Farinetti, oltre che manager e uomo di marketing, è un gourmet, un gourmet che – almeno a proposito del biologico – straparla.