Durante il tavolo #4 dell’Osservatorio SANA, momento di analisi dei trend di settore inserito all’interno degli Stati Generali del Bio a SANA Restart, si è parlato di prospettive di mercato e soprattutto del ruolo del Made in Italy. L’appuntamento organizzato da FederBio e Assobio, promosso da BolognaFiere, era a cura di Nomisma su elaborazioni di dati Nielsen.
I topic trattatti dalla relatrice Silvia Zucconi di Nomisma, sono stati principalmente tre, ovvero le dimensioni del mercato, il ruolo dell’export bio made in italy e le prospettive future.
Complessivamente le vendite di biologico italiano sul mercato interno – considerando tutti i canali – nel 2020 (anno terminante agosto) è di 4.358 miliardi di euro, con un +142% var. % 2020-2010. Da sottolineare che 3,9 miliardi sono riferibili ai consumi domestici, con un +7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e con 487 milioni di euro nell’away from home. Questo denota un calo del -27% rispetto all’anno precedente, riferibile sicuramente all’impatto dei mesi di lockdown dei pubblici esercizi e agli effetti collegati alla didattica a distanza per il segmento della ristorazione collettiva. Si presti attenzione di quanto il mercato domestico conferma il trend positivo favorito della crescente attenzione dei consumatori italiani verso prodotti sempre più green local e sostenibili.
Analizzando nel dettaglio i singoli canali del mercato domestico, la distribuzione moderna, composta da Iper+Super+Specializzati+Discount, si conferma principe delle vendite bio in Italia con 2.065 miliardi di euro di vendite nel 2020 (AT agosto, 53% del mercato domestico, +5% rispetto al 2019, AT agosto; fonte: Nielsen). Il negozio specializzato cresce del +8%, gli altri canali del +10% mentre l’e-commerce del +143%. Il mercato interno del biologico messo a confronto tra la GDO e lo specializzato lo si denota in questa slide: nel periodo in esame si denota una ripresa dopo una decrescita iniziata nel 2017, un dato che riporta il desiderio e sicuramente il vincolo per effetto Covid-19, di tornare al negozio specializzato.
All’interno della distribuzione moderna, c’è da sottolineare il canale più in crescita ed è quello dei Discount in cui le vendite di biologico nel 2020 sono cresciute dell’11% rispetto al 2019 (AT agosto), contro un +3% del libero servizio e un +4% di Iper e Super.
All’interno della distribuzione moderna, c’è da sottolineare il canale più in crescita ed è quello dei Discount in cui le vendite di biologico nel 2020 sono cresciute dell’11% rispetto al 2019 (AT agosto), contro un +3% del libero servizio e un +4% di iper e super. Dati rilevanti quelli delle fasi pre-covid, lockdown e post covid, il discount anche nel periodo post lockdown resta il canale più brillante per quanto riguarda le vendite del biologico.
Per quanto riguarda il ruolo dell’export bio si presenta uno scenario decisamente positivo. Nei top 5 Paesi esportatori di biologico, troviamo l’Italia al secondo posto con 2.629 miliardi di prodotti esportati, seconda agli USA con 2.981. Ciò denota che la capacità di export da parte dell’Italia è significativa sostiene Silvia Zucconi.
L’Export Bio Italia nel 2019 ha raggiunto quota 2.425 milioni di euro mettendo a segno una crescita del 7% rispetto all’anno precedente contro una variazione del +4% registrata dall’export agroalimentare nel suo complesso (43 miliardi di euro nel 2019).
Nel 2020 l’export di prodotti biologici raggiungerà i 2.619 milioni di euro, secondo la stima Nomisma mantenendo un ritmo di crescita del 8% rispetto al 2019.
A questo punto è importante anche sottolineare quanto il claim MADE IN ITALY abbinato al BIOLOGICO siano un valore aggiunto enorme.
Silvia Zucconi ha fatto emergere i trend dei consumi alimentari. Il Made in Italy abbinato al termine biologico, determinano sicurezza e salubrità con un potere di crescita importante. “Le parole chiave – ha sottolineato Zucconi – sono: italianità, biologico, packaging, sostenibilità sociale“.
In questa sessione Zucconi ha sostenuto quanto è fondamentale per le aziende la comunicazione, la presenza sul web e sui social network per la valorizzazione del prodotto e dello stesso brand, ma soprattutto per informare nel migliore dei modi il consumatore della differenza tra un prodotto e l’altro e tra il tradizionale ed il biologico anche per andarne a “giustificare” il giusto prezzo.
Simona Riccio