Quale ruolo possono assumere i grandi marchi della moda e della distribuzione perché si diffondano condizioni di rispetto dei diritti e della sicurezza dei lavoratori delle aree povere del mondo? Quanto pesa nella diffusione della cultura della responsabilità sociale nei consumi e nei processi produttivi la pressione dei nuovi stakeholders (movimenti ambientalisti e umanitari, blog) sull’opinione pubblica e quindi sui sistemi produttivi?
E ancora, le aziende italiane della moda si confrontano ormai con il tema della sostenibilità: solo business o evoluzione culturale?
Queste alcune delle domande chiave che hanno caratterizzato ‘CREAtiVITÀ – La moda che crea valore nel rispetto della vita’, iniziativa che si è svolta oggi, giovedì 17 aprile, a Milano (Palazzo Giureconsulti), organizzata da ICEA (Istituto di certificazione etica e ambientale) e dall’associazione culturale Hoferlab.
Il progetto, nato con l’obiettivo di coniugare la creatività del settore tessile con la responsabilità sociale dell’impresa, si è diviso in una conferenza e in una performance artistica, giocando su realtà delle cose e loro comprensione.
L’iniziativa, partendo dal ricordo delle vittime del terribile incidente accaduto il 24 aprile 2013 in Bangladesh – in cui oltre 1200 lavoratori, in prevalenza donne, persero la vita nel crollo dello stabilimento del Rana Plaza – ha chiamato imprenditori, creativi e stilisti a misurarsi con il fatto che i modelli di produzione debbano essere rivisti alla luce dei ‘limiti’ imposti dal rispetto dei diritti degli uomini e dell’ambiente.
E che la sfida della competitività passa anche da strategie di creazione del valore che integrano la vitalità dei lavoratori e delle comunità in cui le imprese producono, l’uso consapevole delle risorse ambientali e l’attenzione per il benessere dei consumatori.
Dunque, un dialogo tra i rappresentati delle imprese e dei lavoratori, le istituzioni, le organizzazioni non governative e i decisori politici sulle ragioni e le opportunità di promuovere l’agire etico dell’impresa, come elemento strategico per migliorare il valore competitivo delle imprese italiane del settore tessile e abbigliamento.