Un seminario organizzato dal Barilla Center for Food & Nutrition(BCFN) ha affrontato il controverso tema delle modificazioni genetiche in agricoltura, sempre più utilizzate per accelerare i tempi di sviluppo dinuove varietà che si adattino ai contesti geografici nei paesi emergenti e quelli in via di sviluppo. In questo contesto assumono particolare rilevanza nella progettazione di una sostenibilità economica e sociale del settore. Sul tema sono stati invitati a dire la loro quattro esperti di livello mondiale : Camillo Ricordi, scienziato e professore presso l’Università di Miami, Klaus Ammann, botanico svizzero, Benedikt Haerlin, direttore della Fondazione Future Farming e Vandana Shiva, ambientalista e fondatrice di Navdanya, un movimento per la conservazione delle biodiversità e per i diritti degli agricoltori.
“Le evidenze emerse dagli studi svolti dal BCFN – si legge nelle conclusioni riportate sul sito del Barilla Centre Food – testimoniano comel’ingegneria genetica, a diverso titolo, non rappresenti una risposta soddisfacente alle problematiche e alle sfide che si pongono con sempre maggiore insistenza al comparto agricolo. Le evidenze scientifiche sul tema lasciano ancora dubbi sulla effettiva maggiore produttività delle sementi transgeniche (con l’unica eccezione il cotone) e sul loro impatto ambientale. Ma soprattutto, ciò che desta preoccupazione è il modello economico sottostante, che presenta elementi di criticità”. L’ambientalista Vandana Shiva in particolare ha portato la propria testimoniaza rispetto ai seri danni inflitti all’agricoltura indiana e l’illusione vissuta dai contadini di quel paese sui vantaggi che avrebbero dovuto trarre attraverso tali coltivazioni.