Come tutti gli anni arriva puntuale la pubblicazione del Rapporto Annuale di ICQRF (Istituto Controllo Qualità Repressione Frodi) sui sistemi di controllo nel settore alimentare. Ricordiamo che ICQRF è la principale autorità di controllo del settore agroalimentare in Italia, tra le più rilevanti in Europa e una delle più avanzate a livello mondiale per quantità e qualità dei controlli. Grazie all’ampia conoscenza tecnica del comparto e alla rete capillare di ispettori su tutto il territorio nazionale, ICQRF garantisce sicurezza e tutela dei prodotti italiani, rafforzando la reputazione e la competitività del settore.
Un’attività intensa a difesa dell’agroalimentare italiano che si è tradotta a livello generale in queste cifre:
- Numero di prodotti controllati: 28.558
- Numero di operatori controllati: 54.180
- % di prodotti irregolari: 12,9%
La vigilanza sul bio
Il Decreto legislativo 148/2023 ha assegnato ad ICQRF l’attività di vigilanza sugli enti certificatori, in concorso con le Regioni; essa riveste un ruolo centrale nel funzionamento del sistema di controllo agroalimentare dell’agricoltura biologica poiché concorre a garantire affidabilità, trasparenza ed efficacia degli stessi. Le supervisioni hanno riguardato più del 30% degli Organismi di controllo e, in particolare, il 100% degli Organismi che operano nell’ambito delle produzioni biologiche, mentre in quota percentuale molto minore gli Organismi che operano nell’ambito delle produzioni agroalimentari a DOP, IGP e STG e gli Organismi di controllo che operano nell’ambito dei vini a DOP e IGP; solo l’8% degli Organismi che operano nell’ambito dell’etichettatura facoltativa delle carni.
Dunque, il settore biologico si conferma sempre come un “sorvegliato speciale”! I 17 enti autorizzati sono stati tutti controllati con specifiche attività di audit presso la loro sede e poi con audit in 315 operatori biologici, che sono stati visitati dagli ispettori ICQRF per verificare l’operato degli enti.
Se confrontiamo i dati del rapporto, mettendo a confronto il settore delle DOP, IGP con il settore biologico, emerge come il settore bio sia più virtuoso, come dimostrano i dati in tabella.
I risultati in dettaglio
La tabella seguente ci mostra i dati – anno per anno – dal 2015 e considerando il triennio 2020-2022, il tasso di irregolarità nei campioni di prodotto biologico analizzati presenta una tendenza nettamente in discesa, passando dal 6,5% del 2020, al 5,0% del 2022, per poi leggermente risalire al 7,2% nel 2024.
Da notare che esiste sempre una differenza oscillante tra 2 e 4 punti percentuali tra i prodotti irregolari “al controllo” e i prodotti irregolari “all’analisi”; ciò deriva dal fatto che un prodotto giudicato irregolare al controllo e successivamente avviato al test di laboratorio, può risultare privo di residui di prodotti non ammessi, sebbene irregolare per violazioni di requisiti documentali o di processo.
Conclusioni
Questa intensa attività di vigilanza ma, soprattutto i suoi risultati che si confermano anno dopo anno, pongono in evidenza – da un lato – la necessità di mantenere un presidio sulle attività degli enti certificatori, ma – dall’altro lato – considerati i risultati, la necessità di ammorbidire i rigidissimi requisiti introdotti dal D. Lvo 148/2023 circa il sistema di controllo e certificazione dei prodotti biologici. L’impianto normativo che ne è derivato è assolutamente sproporzionato rispetto a quello vigente in altri settori, come DOP, IGP, incluso il Vino che paiono ben più difettosi.
La pressione sugli operatori biologici e sugli enti certificatori, declinata in obblighi burocratici spesso inutili o ridondanti, mette a rischio la tenuta o lo sviluppo del settore. Ci riferiamo al recente Decreto Ministeriale “Non Conformità” la cui entrata in vigore prevista al 1° aprile, è stata rimandata al 1° gennaio 2026 dopo una levata di scudi; ci riferiamo ai vari atti normativi che il Ministero sta per far uscire o deve modificare, Decreto “laboratori”, decreto “Campionamenti”, decreto “Residui”, i quali appaiono davvero eccessivi e punitivi, al punto tale da spaventare le aziende agricole e le aziende agroalimentari ad intraprendere un percorso di certificazione senza angoscia o paura. Per non parlare poi delle sanzioni amministrative pecuniarie che sono state aumentate considerevolmente rispetto a quelle del D. Lvo 20/2018.
Con i dati più recenti e quando saranno resi disponibili al 31 dicembre 2024, si potrà accertare come la crescita del settore si sia arrestata negli ultimi due anni, come numero di operatori (94.000) e come superfici agricole (2,46 milioni di ettari), senza dimenticare la crescita del mercato che ha subito un sostanziale ridimensionamento, passando dalle doppie cifre (12-18%) del quinquennio 2015-2020 alla cifra singola, segnatamente tra 1 e 5%. Questo potrebbe comportare il mancato raggiungimento dell’obiettivo di Agenda 2030 che prevede, nell’ambito della strategia “Farm to Fork”, di raggiungere il 25% di superficie agricola utilizzata (SAU) destinata all’agricoltura biologica nell’UE entro il 2030. L’Italia, in particolare, sta lavorando per raggiungere questo traguardo, con l’obiettivo di aumentare la SAU biologica nazionale a 3,15 milioni di ettari, ma mancano quasi 700.000 ettari.
Anche con le disponibilità di risorse assicurate dal Piano Strategico Nazionale della PAC, vista la scarsa propensione manifestata dagli agricoltori a aderire agli ultimi bandi regionali, visto il fuoco incrociato sulle tematiche del Green Deal, non si può del tutto escludere un ritorno al passato.
DAVIDE PIERLEONI
Sales & Marketing Manager CCPB srl